Cosa ne sai del rancore?
Grazie all’articolo di oggi potrai riflettere sul tuo rapporto con questo sentimento “invisibile”. Voglio che ti concentri proprio sulla parte più scomoda del tuo mondo emotivo, quella parte che di solito, per sopravvivenza, tendi a ignorare e sottovalutare, abbandonandola in un angolo recondito della tua mente. E’ proprio lì che io ti conduco durante i miei percorsi di wellness mentoring. Come avrai capito, in tutti gli articoli punto i riflettori su “pensieri scomodi” e il rancore lo è! Eccome se lo è!
Il rancore è qualcosa di cui spesso ci si vergogna e che si tende a minimizzare, o non condividere. Affronterò l’argomento in due parti: una prima dedicata più all’esplorazione del sentimento e una seconda al suo superamento. Cosa c’è di più scomodo del desiderio di vendicarsi di qualcuno?
Si, quella persona ti ha ferita, umiliata e tradita, e per quanto tu possa convincerti che la rabbia e la vendetta siano giustificate e che ti aiuteranno a stare meglio, le conseguenze a lungo termine di questi sentimenti sono assolutamente controindicate per il tuo equilibrio mentale. Se qualcuno ti dirà il contrario, diffidane ti prego, e chiediti:
- Perchè tu abbia bisogno del suo parere o consenso sull’argomento,
- quali esperienze abbia avuto quella persona per arrivare a pensarla così.
Che cos’è il rancore?
Il termine deriva dal verbo latino “RANCERE“, utilizzato per riferirsi ad alimenti andati a male, dall’odore e dal sapore rancido per l’appunto. Trasferito sul mondo emotivo, questo sentimento nasce quando vittime di un’ingiustizia, un’umiliazione o un torto, iniziamo a covare rabbia, odio e risentimento verso l’attore di quel gesto. Questi sentimenti sono come gocce che iniziano a scendere inarrestabili su una roccia. Il rancore è il punto di arrivo (e di non-ritorno) di questa ondata di emotività tossica. Esso entra in gioco quando la goccia ha già scavato, creando buchi e cavità.
Proviamo questa emozione quando qualcuno, con un’azione, una parola o un comportamento ci ferisce nel profondo. Che si tratti di un’amico fidato, di una persona della tua famiglia o di qualcuno sul posto di lavoro, ciò che è determinante è il ruolo che quella persona ha nella tua vita. In questo caso il contesto non cambia l’intensità del sentimento che provi: ti sentirai pugnalata ingiustamente dall’amico, ferita nel profondo da tua mamma/tua sorella e vittima innocente di un’ingiustizia da parte del capo o del collega. Tutte queste persone occupano un posto nella tua quotidianità e in qualche modo determinano e definiscono chi sei. Per questo fa così male ed è inaccettabile e incomprensibile ciò che ti hanno fatto.
Il rancore è un’emozione che rimane invisibile o meglio, noi cerchiamo di nasconderlo, ma questo emerge indipendentemente dalla nostra volontà, trovando una valvola di sfogo, anche se minima, nelle frecciatine e battutine che rivolgiamo agli altri, negli eccessi di collera per “questioni da poco” e in un’emotività agitata e tormentata.
Sprofondare nella rabbia
Non riesci a fartene una ragione e a trovare una spiegazione che abbia senso: “Perchè mi ha fatto questo?“,”Perchè proprio a me?“. Ecco comparire il rimuginio e la ruminazione ossessiva rispetto a ciò che è accaduto, alle dinamiche e ai particolari dei fatti.
Più non trovi un senso e più questo ti spinge a ricercarlo, e più prosegui in questa ricerca più la rabbia e il rancore ti trascinano nelle loro sabbie mobili senza che tu te ne renda davvero conto. Sei bloccata, paralizzata nel passato, senza possibilità di lasciare andare e di guardare al futuro.

Il rancore è un’emozione paralizzante: piano piano trascina chi lo vive in una condizione di stallo e immobilità. All’inizio portare rancore e progettare un modo di vendicarsi e di fargliela pagare sembra risolutivo ed efficace ma questa è solo l’apparenza dei fatti. La realtà è ben diversa: sei entrata nelle sabbie mobili e queste ti stanno trascinando giù, sempre più giù. Come se non bastasse il tuo malessere non risolto inizia a causarti attacchi di rabbia ingiustificata, ansia, problemi somatici e infelicità. Quel torto è stato un “CRACK” nella tua vita, ha rotto qualcosa che non riesci più a riparare e ha macchiato per sempre un rapporto importante, al quale avevi dedicato tempo ed energie.
Quanto dovrai soffrire ancora? Non pensi sia arrivato il momento di curare la tua ferita?
Le controindicazioni del rancore
Portare rancore non ti aiuterà a superare ciò che hai subìto anzi, non farà altro che prolungare la tua sofferenza e amplificare i sentimenti negativi che provi. Il rancore è una cura con più controindicazioni che benefici; non ti fa guardagnare nulla e in compenso ti toglie molto dal punto di vista della qualità di vita.
Prova a pensarci: mentre tu progetti come vedicarti e alimenti la tua rabbia giorno dopo giorno, l’altra persona che ha agito il fatto vive la sua vita completamente all’oscuro dei tuoi sentimenti e quindi senza subire alcun danno. E’probabile che quella persona sia felice, inconsapevole del danno che ti ha arrecato o disinteressata allo stesso, proprio mentre tu non riesci più a vivere la tua vita a pieno. Quindi cosa ci guadagni da questa situazione? Hai già la risposta!
Cosa potresti fare per stare meglio?
Se sei recentemente stata vittima di un torto e senti ancora fresca fresca la rabbia e il risentimento per come sono andate le cose, ti invito a fermarti un attimo e a pensare a cosa ti farebbe stare meglio in questa situazione: se dovessi escludere tutte le soluzioni da “legge del taglione” e da “vendicatrice“, che cosa ti aiuterebbe davvero in qeusto momento?
“Trattenere la rabbia e il rancore è come tenere in mano un carbone ardente con l’intento di gettarlo in mano a qualcun’altro: sei tu quello che viene bruciato”
Buddha
Ecco quindi che diventa fondamentale trovare delle strategie che ti permettano di superare ciò che hai vissuto e di spegnere quel carbone che tieni tra le mani. Non sto parlando di vendetta ma nemmeno di perdono. Credo che quest’ultima sia una scelta estremamente soggettiva e che in alcuni casi non sia nemmeno una delle azioni più consigliabili da intraprendere. Mi riferisco a curare il tuo dolore scegliendo una strada che non ti arrechi danni, a riparare ciò che è stato rotto e danneggiato (Kintsugi) per ri-generare anzichè distruggere.
Nel prossimo articolo in uscita Martedi 12 Luglio ti mostrerò 3 strategie per superare il rancore e ciò che lo ha innescato.
Intanto se desideri una professionista che ti guidi nella scoperta del tuo mondo emotivo, puoi:
- Scoprire i miei servizi e contattarmi per una consulenza gratuita
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Insieme avremo modo di cucire un percorso di wellness mentoring esclusivo e su misura per te!