L’ambivalenza è presente nelle nostre vite e ci accompagna con costanza, anche se non ci facciamo caso.
Avete mai provato amore verso una persona, ma allo stesso tempo rancore nei suoi confronti?
Vi siete mai mostrati forti all’esterno, nascondendo dentro di voi una grande dose di fragilità e insicurezza?
Che mi dite circa il provare entusiasmo e paura insieme, o affetto e delusione verso lo stesso oggetto relazionale?
Vi è mai capitato di sentir coesistere dentro di voi questi sentimenti ed emozioni così apparentemente diversi e incompatibili, nei confronti di un’idea, di una situazione, di un pensiero?
Facciamo chiarezza: provare sentimenti di ambivalenza è normale
Proprio così: non c’è nulla di sbagliato in te se avverti sentimenti contrastanti verso situazioni o persone. Ti accompagnerò un passo alla volta a comprendere come l’ambivalenza sia uno di quegli aspetti che sono insiti nella natura umana, e allo stesso tempo quanto essa sia una dimostrazione evidente dell’incredibile complessità del suo mondo emotivo.
Partendo proprio da una definizione teorica, etimologica, con il termine “ambivalenza” (dal latino ambi= entrambi, due cose insieme e valentia= forza, capacità, potere) si intende la coesistenza di pensieri, emozioni, sentimenti opposti, positivi e negativi, nei confronti di uno stesso oggetto, di una stessa persona, di una stessa idea. Il concetto di ambivalenza contiene dentro di sé due aspetti di senso contrario che sono caratterizzati dalla simultaneità e dall’opposizione.
Va comunque distinto dal concetto di ambiguità, che invece ha una connotazione negativa e non contiene quei due aspetti precedentemente citati. Il termine ambivalenza è stato utilizzato per la prima volta dallo psichiatra svizzero Bleuler nel 1910, e mutuato poi da Freud, riferendosi a una caratteristica tipica del funzionamento psichico della personalità schizofrenica, ma egli stesso sottolinea fin da subito come sia un aspetto normale, tipico dell’individuo sano.
Sentimenti contrastanti nella vita di tutti i giorni
L’ambivalenza la viviamo nella nostra quotidianità, nelle nostre relazioni; pensiamo ad esempio a quanto spesso ci ritroviamo a provare affetto e allo stesso tempo un certo rancore per una persona. Pensiamo anche a quando, di fronte una situazione nuova, ci sentiamo entusiasti, curiosi, positivi, ma anche spaventati, dubbiosi, e pieni di emozioni negative.
O ancora, immaginiamoci una donna nel post partum, quanto frequentemente si trovi in balia di sentimenti e pensieri ambivalenti, che vanno dall’amore cieco verso questo bambino al senso di estraneità, angoscia, dalla tenerezza al rifiuto. Molte persone che all’apparenza si mostrano forti, sicure di sé, in realtà celano una gran dose di fragilità, debolezza e insicurezza. Due facce della stessa medaglia, aspetti opposti che convivono all’interno di uno stesso individuo. E’ interessante riflettere sul fatto che c’è maggior affinità tra due elementi in contraddizione piuttosto che tra aspetti semplicemente eterogenei. Due tendenze opposte sono più vicine di quanto si pensi, e spesso si alternano e si trasformano una nell’altra. Pensiamo ad esempio all’odio e all’amore, a quanto siano più vicini tra loro rispetto che all’indifferenza.
Prendere consapevolezza dell’ambivalenza: impariamo a conoscerci
L’ambivalenza affettiva o emotiva è qualcosa che tende a turbare l’animo umano, è qualcosa che si fatica ad accettare, in quanto si ha la tendenza alla linearità, ad unire i puntini, all’unidirezionalità. Mentre la contraddizione può bloccare, mettere in discussione, creare malessere, ansia, panico, senso di colpa, rifiuto. Prendere consapevolezza di questi sentimenti e pensieri contrastanti all’interno di noi stessi ci porta inevitabilmente a una riflessione profonda e a renderci conto della complessità di quello che siamo e che stiamo vivendo, ad ascoltarci, a metterci in discussione.
E’ faticoso dunque per l’individuo sopportare la contemporaneità degli opposti, ma bisogna comprendere come questo aspetto non sia sinonimo di indecisione o incoerenza, vediamolo piuttosto come un segnale di ricchezza, di profondità, intrinseco in noi stessi. L’importante in questa convivenza di forze opposte è trovare un equilibrio, una sintesi.
Bisogna partire dal presupposto che nessuna emozione va repressa, perché tutte sono lecite e vanno liberate e verbalizzate. È poi necessario prendere coscienza di questa contraddittorietà, normalizzandola, senza rimuginare, e nel caso questo non sia possibile con le proprie risorse, attraverso l’aiuto di un professionista, che possa aiutare ad illuminare la strada in questo cammino di consapevolezza ed integrazione.
“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.” Catullo, Carme 85.
(Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e per questo mi tormento.)