Amore è un dio, questo ci dicono gli antenati.
Eppure una delle più famose storie su Amore giunta sino a noi oggi non assomiglia affatto alle fiabe romantiche che subito si formano nella nostra testa se pensiamo al concetto di amore.
Ad una prima lettura, persino Amore stesso sembrerebbe più un ragazzino capriccioso e villano (per usare una parola gentile) piuttosto che un dio.
Vediamo quindi questa fiaba e diamole una possibilità.
Forse con la chiave giusta potremmo intravvedere la reale natura di Amore, lontanissima dalle nostre romanticherie moderne così come dalla apparente rozzezza che sta sulla superficie.
La favola di Amore e Psiche
C’era una volta…
Tutte le fiabe iniziano così, ed anche questa.
C’erano una volta un re ed una regina che avevano tre figlie.
Le due maggiori erano di una comune bellezza mortale ma la più giovane, che aveva nome Psiche, era così pura e bella da essere paragonata alla Dea Venere stessa, e per questo da ogni angolo del paese la popolazione iniziò ad attribuirle un vero e proprio culto smettendo di onorare l’autentica Dea della Bellezza.
Accortasi dello sgarbo, Venere è presa da profonda gelosia e decide di vendicarsi tramite l’aiuto di suo figlio Amore.
Lo chiama presso di sé e gli intima di colpire Psiche con una delle sue frecce per farla innamorare dell’uomo più brutto, povero e gretto sulla faccia della terra così da legarla a lui per sempre.
Amore si mette dunque in viaggio per obbedire alla richiesta della madre ma una volta vista Psiche qualcosa in lui cambia.
La freccia fatale non potè essere scagliata
Nello stesso momento Psiche è molto triste perché tutti la onorano ma nessuno la ama davvero, nessuno la desidera, tutti la considerano intoccabile.
Il padre decide di consultare l’oracolo di Mileto e di pregare perché alla figlia sia concesso un marito
amorevole.
L’oracolo così risponde: “Non c’è speranza per Psiche, il suo unico legame sarà con la morte. Portatela su una rupe vicino al mare e lì lasciatela poiché la fanciulla deve morire”.
Pur nella tristezza e nella disperazione dei genitori, l’oracolo deve essere ascoltato, e così tutto il paese
accompagna Psiche nel suo corteo funebre lasciandola poi sola sulla cima della rupe.
Sconfortata ma ormai rassegnata, Psiche si getta ma invece di incontrare il mare e la morte viene sollevata dallo Zefiro gentile che la trasporta in un incantato giardino di delizie.
Psiche crede di aver sognato, ma il prato sotto di lei è reale e poco più in là vi è un ricco palazzo nel quale la fanciulla entra senza esitare.
Lì una voce incorporea dice a Psiche che tutto ciò che vede le appartiene e la invita a goderne, e così accade.
Quando giunge la notte Psiche si ritira in camera per dormire ed allora, nel buio, giunge da lei lo sconosciuto padrone del palazzo, che senza farsi vedere fa di Psiche la sua sposa ed all’alba scappa via.
Tutto continua nello stesso identico modo per giorni
Psiche è felice ma si sente anche sola, ed una notte chiede al marito di portare le sorelle da lei per un sol giorno. Lo sposo non è d’accordo, ma Psiche supplica talmente tanto che alla fine cede a patto che Psiche non riveli nulla del loro rapporto alle sorelle.
Psiche giura e le sorelle vengono condotte a palazzo dove, vedendo tanta ricchezza e tanta felicità, il loro cuore si riempie di invidia e gelosia.
Promettono quindi a loro stesse di rovinare la loro giovane sorella per sempre.
Fanno in modo di tornare a palazzo più e più volte, ogni volta estorcono a Psiche qualche dettaglio, e incontro dopo incontro insinuano in lei l’ombra del dubbio.
Chi è il suo sposo, e perché non può vederlo?
Forse egli è un tremendo serpente e lei farebbe meglio ad ucciderlo prima di dare alla luce il suo orrendo
figlio, poiché è ormai visibilmente incinta!
Psiche è ormai soggiogata dalle parole delle sorelle, così si fa coraggio e si procura un lume ed un coltello da avere vicino, e la notte, dopo che il marito ha preso piacere da lei e si addormenta, accende il lume decisa ad ucciderlo ma rimane esterrefatta da ciò che vede.
Vicino a lei c’è il più bel ragazzo che lei abbia mai visto, il dio Amore stesso.
Vede le sue armi d’oro, ci gioca e si punge con una freccia cadendo preda dell’incantesimo di Amore.
Sconvolta dalla rivelazione e dalla puntura, Psiche lascia cadere una goccia di cera sul corpo del dio che svegliandosi e sentendosi tradito dalla sua Psiche, la abbandona seduta stante nonostante le suppliche di lei, facendo scomparire giardino e castello e lasciando la fanciulla sola in mezzo al nulla.
Rimasta sola Psiche prova a togliersi la vita gettandosi nel fiume ma il fiume, pietoso, la riconduce a riva
dove la fanciulla incontra il Dio Pan che le suggerisce di smettere di disperarsi ma di rivolgersi ad Amore, il più potente tra gli Dei.
Inizia così il viaggio di Psiche per ricongiungersi ad Amore

Psiche cammina ed arriva al paese della prima sorella. Le racconta la sua storia ma le dice che Amore, dopo averla ripudiata, si era detto deciso a sposare proprio lei, la sorella.
Questa, ammaliata dalle parole di Psiche, si reca alla rupe convinta che Zefiro la porterà da Amore.
Si lancia nell’aria e muore.
Psiche cammina ed arriva al paese della seconda sorella e le racconta la stessa storia che ha raccontato alla prima. Anche la seconda sorella si reca alla rupe, si abbandona nell’aria, e trova la morte.
Psiche ha compiuto la sua vendetta, ora può riprendere il suo cammino.
Nel frattempo, Amore, ferito, si è rifugiato da Venere sua madre che, furiosa per il tradimento del figlio e perché Psiche è ancora viva, libera e non rovinata, sfuria con Giunone e Cerere e cerca chi può aiutarla nel compimento dei suoi propositi.
Invia Mercurio, il messaggero, a cercare la fanciulla per condurla da lei senza sapere che anche Psiche la sta cercando, convinta che solo da Venere potrà trovare Amore.
Le due sono finalmente l’una di fronte all’altra e nella sua posizione di superiorità Venere sfida Psiche affidandole compiti impossibili.
Le prove di Psiche
La fanciulla Bella e Pura deve dimostrare il suo coraggio, la sua determinazione, le sue possibilità.
Primo compito: grano, orzo, miglio, semi di papavero, ceci, lenticchie, fave.
Venere mescola tutto alla rinfusa e intima a Psiche di dividere e ordinare per bene il tutto.
Psiche non osa toccare i semi, le mani le tremano e non sa come fare a portare a termine il compito della Dea.
Le vanno in aiuto le formiche che, avendo pietà di lei, compiono il lavoro e spariscono.
Secondo compito: prendere un fiocco di lana d’oro delle pecore del fiume.
Le pecore sono molto violente, lottano tra loro e attaccano chiunque osi avvicinarsi.
Psiche è atterrita e si domanda come potrà mai fare quando, dal fiume, una verde canna ha pietà di lei e le suggerisce come poter prendere ben più di un fiocco di lana delle pecore violente.
Terzo compito: prendere acqua di sorgente su una rupe altissima.
Psiche guarda verso l’alto, non riuscirà mai ad arrampicarsi;
disperata pensa di togliersi la vita ma l’aquila del sommo Giove, presa pietà di Psiche, va a cogliere l’acqua per lei.
Quarto compito: andare a chiedere un vasetto contenente la bellezza di Proserpina nell’averno.
Psiche, nuovamente disperata, cerca una torre dalla quale gettarsi per morire ma la torre ha pietà di lei e l’istruisce su come giungere, viva, al cospetto di Proserpina e le intima di non aprire mai e poi mai il vasetto di bellezza della regina degli inferi una volta che l’avrà ottenuto.
Psiche supera la prova, ma uscita dall’ade la curiosità è toppo forte: apre il vasetto ed è subito presa da un sonno di morte.
Amore, che finalmente è riposato e ben guarito dalla sua malattia, va in cerca di Psiche, le deterge il sonno dal viso e la riporta in volo da Venere alla quale Psiche si affretta a portare l’ultimo pegno.
La Dea è sprezzante, ma Amore chiede aiuto a Giove per convincere Venere a concedergli di unirsi a Psiche e di prenderla come sposa.
Venere ammorbidisce il suo cuore così che Amore e Psiche possano finalmente celebrare il loro matrimonio e gioire della bambina nata dal grembo di Psiche, che sarà da tutti conosciuta con il nome di Voluttà.
La Via d’Amore

Ad una prima lettura le cose stanno così:
- Psiche è una ragazza bella ma fragile, senza polso, che piange e si commisera di continuo e che sembra incapace, da sola, di fare alcunché.
- Venere è la suocera cattiva, la donna anziana gelosa delle attenzioni dedicate alla donna giovane.
- Amore è un bambino viziato, un uomo che abusa e che tiene la donna che dice di amare in una gabbia dorata di solitudine.
Ma abbiamo detto che vogliamo andare a fondo, ed allora iniziamo proprio da loro, dai nostri tre protagonisti e dal loro nome che, vedremo, rivela la loro essenza.
Amore, Psiche, etimologia & dintorni
Il suo nome è greco e la sua etimologia ci riporta al termine Psykho ovvero “soffio” ma anche “respiro”, materia così sublime ed ineffabile da essere connessa alla vera e propria Psychè: l’anima.
Iniziamo allora a comprendere che la fiaba narrata non è da leggersi come una storia fatta e finita ma come una metafora, come un insegnamento sull’anima ed il suo farsi.
In greco Amore sarebbe Eros.
È un’energia universale, transpersonale, che abbraccia tutta la Creazione: un qualcosa di grande e vitale, molto più grande dell’amore tra due persone.
La forza erotica che unisce ogni cosa e propaga la vita.
Non a caso Amore è figlio di Venere che della Vita è la Signora.
Colei che “comanda” su tutto ciò che è Bellezza può essere dolcissima ma anche terribile, e questo però non accade mai in modo gratuito, perché le sue sfide sono iniziazioni ed è precisamente questa la chiave che dobbiamo tenere tra le mani leggendo questa fiaba.
Psiche è l’Anima ancora ingenua di sé stessa ma soprattutto ancora ingenua della Vita.
Una stupenda farfalla amata da Amore che però non ha ancora messo alla prova la sua forza, che ancora non ha conosciuto le cose amare, che ancora non si è resa conto di poter rimanere intatta nonostante tutto.
E poi c’è lui: Amore. E no, l’Amore non è tutto rose e fiori, l’Amore è una forza dirompente, una forza capace anche di spaccarti, sedurti e abbandonarti, una forza che arriva non richiesta, che ti prende senza chiedere il permesso e che ti porta molto oltre, molto al di là del luogo in cui pensavi saresti potuta arrivare.
Venere è l’iniziatrice, ma soprattutto è Colei che sfida poiché la Bellezza è una sfida costante e l’Anima non è mai sola, anche se lo crede; ha aiutanti fenomenali ed efficienti e se ci pensiamo bene la favola di Psiche ci offre anche indizi molto antichi su dettagli che nella nostra cultura hanno resistito fino al medioevo per essere poi sepolti dalla caccia alle streghe.
Le formiche, il fiume, l’aquila, la torre sono gli aiutanti magici dell’anima, i daimon dei greci, il famiglio della strega nelle nostre campagne, gli animali di potere degli sciamani e delle sciamane in numerose parti del mondo.
Quello che fa Psiche è resistere, andare avanti, e questo la porta ad essere più affilata. Il dubbio, rappresentato dalle due sorelle, non può più esistere, ed è psiche stessa che lo manda a morte. Solo così potrà arrivare sino all’epilogo.
Ciò che nasce dall’unione, benedetta dalla Bellezza, dell’Anima e di Amore è Voluttà, il Piacere.
Un godimento autentico di tutto ciò che è Vita.
Quel piacere che la morale ci ha decisamente tolto, che nessuno ci insegna a perseguire, che ci hanno insegnato a mettere sempre dopo.
Penso che l’Anima Psiche sia l’Anima di molte e molti di noi.
Ciò che ci domanda, tra le righe della sua storia, è se siamo capaci di generare Voluttà, se siamo capaci a restare nel Piacere e se percepiamo l’Amore transpersonale che ci accompagna e ci cerca, e ci desidera.
Sappiamo riconoscere quell’Amore che non dipende dall’altro ma che è nostro e di ognuno?
Lo cerchiamo e lo desideriamo come lui ci cerca e desidera?
Sta solo a noi rispondere.
In Bellezza.
FONTI:
Apuleio, La favola di Amore e Psiche, in “L’asino d’oro” libro IV cap. 28