Chi sei? Questo articolo inizia così, con un titolo altisonante preso in prestito da Luigi Pirandello, e con il
bisogno di scrivere di qualcosa che dai racconti delle donne che seguo emerge come estremamente ingombrante e urgente.
Pirandello ne parlava già nel 1926 ma da quell’epoca ad oggi, le difficoltà di ogni individuo nel comprendere, gestire e accettare la propria immagine e i propri ruoli non sono diminuite, anzi, sono aumentate di pari passo alla complessità della società, portando con sé una ventata inarrestabile di disagi psico-relazionali.
I ruoli che ricopri non definiscono chi sei
Sto parlando dei ruoli che ricopriamo nella vita, dei diversi abiti che indossiamo ogni giorno e che continuamente cambiamo. Parlo della fatica di integrarli in un’immagine coerente e soddisfacente di noi. Tu sei una, nessuna e centomila: una è l’immagine che hai di te stessa; nessuna è l’idea profonda di te che spesso non coincide con l’immagine che gli altri vedono;
Centomila sono le idee, le immagini, i ruoli che ti sei attribuita e che gli altri ti hanno assegnato, assegnano e assegneranno. Ogni immagine, idea, ruolo, non sono definite e statiche ma evolvono e si modificano a seconda del periodo che stai vivendo e delle richieste provenienti dal contesto e dalle persone intorno a te. Ricordati che il tuo carattere e i tuoi modi di fare non sono altro che il frutto di ciò che hai visto, respirato e interiorizzato dalla nascita ad oggi. E’ questo insieme che definisce chi sei oggi e il tuo modo di gestire i tuoi diversi ruoli.
Quante volte hai cambiato l’immagine di te stessa?

Posso immaginare che ad oggi tu abbia cambiato molte volte l’immagine che hai di te stessa, così come sono cambiate l’idea profonda di te e le immagini e i ruoli assegnati dagli altri. Prova a pensare a quanti “abiti” hai cambiato da quando sei nata ad oggi, e a quanto quesi abiti siano stati allungati o accorciati, stretti o allargati, per essere adattati a quella fase della tua vita.
Quando sei nata eri “solo” figlia ma con gli anni sei diventata anche: sorella, cugina, zia, amica, fidanzata, moglie, nuora, cognata, amante, mamma, casalinga, confidente, lavoratrice, collega.Sicuramente a volte ti sarà capitato di sentirti risucchiata e travolta da uno di questi ruoli e di voler cambiare “abito” senza riuscirci. E’ come se vivessi sentendoti del tutto sbilanciata da una parte, tirata verso quel ruolo senza possibilità di cambiare, coltivando altre parti di te. Questo disequilibrio è proprio la “condizione perfetta” per il malessere, il terreno in cui coltivare l’insoddisfazione, la rabbia, la tristezza e la frustrazione profonde.
Intrappolata nei vali ruoli: definisci chi sei senza temporeggiare
Ti senti intrappolata in qualcosa che sì, ti definisce e ti piace, ma che vorresti non assorbisse la totalità delle tue energie e della tua creatività. E allora cosa fai? E’ probabile che tu tenda a temporeggiare nell’attesa che le cose intorno a te cambino, senza agire su queste.
Aspettare, per quanto alleni infinitamente la tua pazienza, diventa in realtà una pentola a pressione di rancore e negatività, che può portarti ad un’esplosione incontrollata, e causare sofferenza a te e a chi ti vuole bene. Spesso nelle consulenze chiedo alla persone di pensare ai ruoli principali che sentono di ricoprire in quella fase della vita, e poi chiedo loro di disegnarli su un foglio. Ogni ruolo è la fetta di una torta della quale la persona sceglie l’ampiezza, a seconda di quanto quel ruolo sia o meno importante. Quando una fetta è molto più grande rispetto alle altre significa che c’è una sofferenza che merita di essere accolta e guardata da vicino.
Un semplice esercizio per testare il tuo equilibrio
Prova anche tu a fare questo semplice esercizio: disegna un cerchio e dividilo a spicchi. Ogni spicchio o fetta corrisponde ad un ruolo. Rifletti qualche minuto prima di disegnare e prenditi del tempo anche dopo averlo fatto.
Cosa vedi? C’è equilibrio o disequilibrio? Cosa rende la torta poco armoniosa?
Questo esercizio è un primo passo verso l’auto-consapevolezza e la conoscenza profonda di te e delle tue difficoltà. Dopo aver completato l’esercizio cerca di capire cosa potresti fare di concreto per riequilibrare le fette della torta: se la fetta “lavoro” è la più grande, chiediti innanzitutto perché questo ruolo assorba così tanto le tue energie.
Sei tu a volerlo o stai rispondendo alle aspettative di qualcun’altro?
Stai scappando da qualcosa che ti spaventa e in cui non ti senti a tuo agio per rifugiarti in un ruolo più comodo e nel quale sei più efficiente?
Cosa ti da questo ruolo che altri non ti danno?
In quale ruolo ti senti davvero te stessa?
Poi domandati a cosa potresti dedicarti per ridare spazio a ciò che stai trascurando. Il tuo obiettivo sarà l’equilibrio del “tutto”, l’armonia e la comprensione di te stessa, di ciò che muove le tue scelte e alimenta le tue energie.
Se dopo aver concluso il disegno e averci pensato su, senti di avere il bisogno di condividere e di parlarne con qualcuno, fallo e non isolarti! La solitudine, la chiusura emotiva e la negazione, amplificano il disagio. Piangi, parla e sfogati con chi ti sta vicino o con una professionista scelta e fidata.
Non sentirti pretenziosa e a disagio nell’esternare le tue sensazioni ed emozioni. Trova qualcuno che ti accolga e comprenda.
Tu sei una, nessuna e centomila. Tu sei molte persone, ruoli e idee insieme.
Questa eterogeneità può essere per te una grande fonte di ricchezza e non una catena che ti tiene legata e che ti costringe! Devi soli iniziare ad ascoltarti davvero e ad accoglierti, e io sono qui per questo.
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