Per parlare di consapevolezza, useremo alcune metafore e aneddoti, tra cui la parola “bussola”. Quando si è alla ricerca di se stessi, occorre sempre seguire una certa direzione, e oggi la nostra bussola punterà a Nord, più precisamente al Polo Nord. Niente a che vedere con la geografia, oggi useremo alcune credenze popolari per avvicinarci al mondo delle emozioni.
Si narra infatti che gli Eschimesi abbiano a disposizione un vastissimo repertorio di parole che definiscono la neve: a seconda della sua consistenza e delle sue caratteristiche, essa viene chiamata in modo diverso. Tale repertorio viene insegnato sin dalla tenera età, così da permettere alle persone di riconoscere i diversi tipi di neve e di sapersi adattare ad esse. Gli Eschimesi credono che una maggiore conoscenza permetta un maggiore controllo sulla vita e sugli eventi. Cosa accadrebbe se anziché della neve parlassimo delle emozioni?
Gli esperti dicono che esistono almeno duecentocinquanta parole per definire le emozioni umane: tu quante pensi di conoscerne e di averne apprese? Io credo che nessuno di noi sia in grado di arrivare ad una cifra così alta, eppure le emozioni sono ciò che ci guida nel prendere decisioni, ciò che rivela i nostri bisogni e le nostre mancanze. Ogni emozione è la piccola parte della grande bussola con cui ci orientiamo nella vita; Perché allora tendiamo a trascurale? Una possibile risposta risiede nella paura: perché ne siamo spaventate!
Come riconoscere le proprie emozioni: sulla strada dell’ascolto
Le emozioni ci appaiono come complesse, e l’idea di andare in profondità di ciò che sentiamo ci fa paura e ci blocca nel “limbo della superficialità”.
Ti capita mai di pensare al tuo rapporto con le emozioni? Al tuo modo di gestirle, nominarle e riconoscerle?
Non voglio conoscere la tua risposta, ma sappi che con queste domande parlo ad una precisa parte di te, a quella capacità e risorsa inestimabile che gli psicologi chiamano “CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA”.
Ma che cos’è?
La consapevolezza emotiva è la capacità di sentire e riconoscere gli stati d’animo propri e altrui, di percepire il clima emotivo dei contesti in cui viviamo, e di usare un vocabolario emotivo appropriato alle situazioni.
La consapevolezza emotiva si sviluppa e cresce nel corso della vita, mano a mano che si fanno esperienze, si costruiscono relazioni e si provano emozioni.
Sicuramente avrai sentito parlare di Daniel Goleman e del suo famosissimo libro dedicato all’intelligenza emotiva.
Ebbene, la consapevolezza emotiva è Il primo passo nel cammino verso questo tipo di intelligenza, che garantisce un maggior controllo di sé ed un elevato livello di benessere.
Per fare un pò di chiarezza, ecco il nucleo di tutto: più mi conosco, più ho possibilità di stare bene con me stesso e con gli altri. Questo è il pensiero che guida i professionisti nei percorso di auto-conoscenza e auto-svelamento dei pazienti, ed é ciò che si tende a stimolare e ad allenare con percorsi focalizzati sull’ascolto, la meditazione e il pensiero mirato.
Consapevolezza emotiva: le tre tipologie di persone secondo Meyer
In questo preciso momento, mentre leggi queste righe, potresti provare ad interrogarti sulla tua consapevolezza emotiva. Forse i risultati delle ricerche dello psicologo americano D.Mayer potrebbero aiutarti in questo senso! Meyer, infatti, é stato in grado d’individuare 3 tipologie di persone sulla base del loro livello di consapevolezza emotiva, e adesso li andremo a vedere assieme:
- L’auto-consapevole: egli riesce a percepire ed elaborare le proprie emozioni, gestendole al meglio e guadagnando sicurezza e fiducia in sé stesso, con un effetto positivo sulla propria salute psicologica.
- Il sopraffatto: questo tipo di persona è poco consapevole, e quindi fatica a riconoscere e gestire le proprie emozioni, lasciandosi sopraffare e trasportare dalle stesse. Egli vive in uno stato di “sequestro emozionale” che lascia poco spazio all’auto-controllo e al senso di efficacia personale.
- Il rassegnato: in questo caso non manca la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, ciò che manca è l’interesse nel gestire le proprie emozioni. E’ una persona che si abbandona alle proprie emozioni con rassegnazione e rischia per questo di essere infelice e insoddisfatta.
A quale di queste categorie pensi di appartenere? E di quale desidereresti far parte?
Lo so, etichettarci non è il massimo, ma riconoscerci in una delle suddette personalità può essere un buon punto di partenza per iniziare un percorso di miglioramento interiore.
L’obiettivo dell’auto-consapevolezza: raggiungere l’equilibrio
Già, perché Il punto non é “cambiare” o “cambiarsi”, ma “capire” e “capirsi” nel profondo. L’obiettivo é sempre il benessere inteso come stato di equilibrio con sé e con gli altri. Non importa se ora non sei in grado di rispondere alle mie domande, ciò che conta di più il desiderio di trovare una risposta, e ciò che farai per trovarla. Non é mai troppo tardi, questo lo sai vero?
Paul Fraisse diceva che l’uomo, per molto tempo, é stato più preoccupato dal controllo delle proprie passioni che dalla conoscenza delle proprie emozioni, come dargli torto? Forse é giunto il momento di invertire la rotta e di aprire la porta dell’ascolto di te stessa. Per questo allenamento non ti serviranno attrezzi particolari, cosa aspetti ad iniziare?
Dirigi la tua bussola: 4 passi verso la consapevolezza emotiva
- Ogni volta che senti qualcosa a livello delle emozioni, cerca di concentrarti su quella sensazione, di coglierne le
sfumature psicologiche e le manifestazioni corporee. Ogni emozione ha delle specificità che ci aiutano a riconoscerle e a discriminarle.
Quante volte ti sarà capitato di provare rabbia e di accorgerti poi che in realtà ciò che sentivi era solo tristezza? Conoscere i segnali della tristezza, ad esempio, ti aiuterà a non fare confusione e ad avere chiaro in mente cosa stai provando e cosa puoi fare per accettare quello stato e per superarlo senza danni. - Smettila di giudicare ciò che senti: tutte le emozioni sono fondamentali, anche quelle che chiamiamo “negative”. Prova a non reprimere la rabbia, la tristezza, la frustrazione, e a cercare di comprendere il messaggio profondo di cui queste emozioni sono portavoce.
- Cerca poi di analizzare i pensieri associati ad una specifica emozione: cosa penso quando mi sento triste? Penso di essere una fallita e che nessuno voglia stare con me? E quando sono arrabbiata o felice?
Poi, dopo aver raccolto un po’ di indizi, rintraccia le motivazioni di tali pensieri. - Esercitati nell’espressione assertiva delle tue emozioni, sia di quelle “positive” sia di quelle “negative”, e trova la tua personale strada espressiva, il tuo modo positivo per veicolare le energie e renderle produttive:
muoviti quando sei arrabbiata, scrivi un diario o delle lettere quando sei triste, medita quando sei confusa e frustrata.
Le prime volte questi passi ti sembreranno forzati ed imposti, ma con il passare del tempo, interrogarti sulle tue emozioni potrà diventare una buona abitudine, alla quale dedicarti con regolarità e dedizione.
Questa nuova consapevolezza diventerà il nuovo Nord verso il quale dirigere la tua bussola
emotiva e scoprire paesaggi inesplorati!