Le donne si giudicano, e lo fanno costantemente, continuamente.
Il mondo femminile può essere spietato, lo sappiamo bene! Non voglio portarvi nel girone infernale dei luoghi comuni, ma ritorno a scrivervi per farvi riflettere su un tema a me molto caro, in terapia e anche nella vita privata.
Non parliamo solo di amicizia, ma anche di tutto quel mondo di apparente sorellanza incastrato tra giudizio, competizione e livore, d’altra parte lo anticipo nel titolo, il film “Eva contro Eva” è un pluripremiato capolavoro cinematografico dove due donne si contendono la scena tra invidie, lotte e sgambetti.
Donne che si giudicano.
Anche le fiabe che fin da piccol* ci raccontavano sono costellate da modelli di questo tipo, pensate a Cenerentola e le sorellastre, Grimilde e Biancaneve, Rapunzel e Madre Ghotel. Inutile dire che viviamo in una società che per molto tempo ha spinto su questi tasti. E noi, seppur in grado di compassione, empatia e “non-giudizio”, siamo ancora in parte frutto di queste dinamiche.
Smascheriamo le apparenze delle donne che si giudicano
Anticipo un punto fondamentale di questo articolo: nel momento in cui, all’interno di una relazione sentimentale di amicizia, ci sentiamo ferite dal giudizio o incastrate in un confronto, o ancor peggio tra le braccia di Eris (Dea della discordia) probabilmente stanno accadendo altre cose, per cui non centriamo assolutamente nulla, o meglio possiamo influire in minima parte.
Mi spiego meglio facendo un esempio: l’amica che o ci critica spesso o a volte ma in modo importante, in realtà non ce l’ha con noi, probabilmente non pensa nemmeno veramente quello che dice di noi e il suo atteggiamento non rispecchia i suoi sentimenti. Succede che si comporta così come gli altri si sono comportati con lei.
Caliamoci ancora ad un livello di analisi ulteriore
Facciamo finta di aver avuto due genitori che fin da piccol* si sono relazionati con noi attraverso dinamiche di confronto: “La tua amica fa così, perché non lo riesci a fare anche tu?” o denigratorie: “Ti avevo detto che dovevi fare così, non capisci nulla”, o sminuenti: “Non dire nulla che tu non sai come parlare…”.
Ecco, nel momento in cui diventiamo adulti, non faremo altro che riproporre quegli schemi, a meno che non ci abbiamo lavorato o eventi della vita non ci abbiano fatto assumere atteggiamenti diversi che poi abbiamo interiorizzato. Torniamo sempre alle nostre amate dinamiche di attaccamento e di vita familiare, e questo ci riporta all’importanza dei primi anni di vita e degli scambi che abbiamo con le nostre figure di accudimento.
Breve parentesi per voi: abbiamo parlato di questo in un precedente articolo sulle CREDENZE LIMITANTI
L’importanza di investire nella propria crescita personale per non essere vittima di donne che si giudicano

Non è un caso se le persone più compassionevoli, empatiche e sensibili arrivano da percorsi personali di crescita o da relazioni e basi sicure. Perché ti porto a ragionare su questi aspetti?
Perché spesso di fronte agli attacchi da parte di amiche, conoscenti, ma anche perfette sconosciute (basti pensare ai social e ai commenti che leggiamo spesso) reagiamo con rabbia, ci sentiamo ferite, non adeguate a volte persino in colpa. Se siamo consapevoli che dietro a certi comportamenti ed attacchi c’è solo sofferenza o frustrazione, forse potremmo evitarci la nostra parte di disagio. Cosa voglio dire? Non sto parlando di subire in religioso silenzio modalità più o meno aggressive, ricordiamoci che anche dietro a certi silenzi c’è un intento aggressivo, manipolatorio o un aspetto punitivo.
Sto cercando di portarvi un altro punto di vista e nuove riflessioni che possono aprire un nuovo spazio mentale, dove almeno provare ad immaginare anche un’altra lettura della realtà, della serie: “Intanto creo l’album delle fotografie, comincio a pensare a quali mettere, magari dopo un po’ di tempo le metterò veramente e sfoglierò quell’album tranquilla e sicura”.
Eva contro Eva: quanto peso dai alle parole che ti vengono rivolte?

Pensa a quante energie e quante montagne russe del tuo umore ogni volta che ti trovi nella situazione “Eva contro Eva”. Pensa a come sarebbe più funzionale invece lasciarti tutte quelle dinamiche alla spalle senza il fardello della tua rabbia, del tuo senso di colpa o del tuo sentirti inadeguata. Se non sai da che parte iniziare, ma stai vivendo una situazione molto simile, io posso aiutarti: visita la mia PAGINA PROFESSIONALE – DOTT.SSA FANNY BELLIO
Posso dirti che risolverebbe anche molte relazioni che stazionano nel limbo: “Me ne libero? Lascio andare? Tengo? Ricucisco? Chiarisco?”.
Prova a pensare: ti confidi con un’amica lamentandoti del fatto che sei stanca e che non dormi perché tuo figlio non dorme, la tua amica ti risponde che te l’aveva detto che sarebbe andata così, che anche lei non ha dormito ma che non è nulla di che, c’è di peggio nella vita, e comincia a dirti come ha fatto e aggiunge che neppure ti devi lamentare che tutto sommato te la sei voluta (se leggi e ti riconosci probabilmente siamo una grande tribù).
Tu ti senti arrabbiata perché volevi parlare della tua stanchezza e trovare un po’ di compassione, ti senti non adeguata e anche un po’ stupida perché ti lamenti. La tua amica a volte ripete queste cose. E tu cominci ad irrigidirti e ad arrabbiarti con lei, e magari cominci a perdere di vista le sue risorse e le parti belle della vostra relazione. Pensa se tu fossi in grado di non dare tutto questo potere a quelle parole? Eh si perchè ricordiamoci che possiamo lavorare su noi stess* sempre e comunque, ma non sugli altri.
Sii te stessa per te, non essere ciò che sei per accontentare gli altri

Magari quella’amicizia deciderai di lasciarla andare, magari non dando potere a certe parole o a certi atteggiamenti riuscirai a viverla ancora in modo costruttivo e a stare bene in quella relazione. Sicuramente farai scorta di momenti di tranquillità. Imparerai a essere compassionevole con te stessa e anche con gli altri. Senza uno scopo di ritorno. Essere, solo per te stessa.
Stare con gli altri, in assenza di giudizio, non vuol dire subire ma agire la vita.
Ciò non toglie che a volte ti arrabbierai, sarai triste e ferita, ma se ti riprendi il potere, il TUO potere, quelle ferite non sanguineranno più. Io sono qui per aiutarti proprio in questo. Non curo le persone, io curo l’anima … e me ne prendo cura.