“Non posso essere mamma!”
Immaginatevi l’intonazione di questa frase, attribuitele un suono: non vi sembra di sentire un grido uscire dalla bocca di una donna?
Un urlo di dolore e disperazione che vorrebbe poter zittire tutte le miriadi di domande inopportune, scomode, che vengono rivolte ad una donna quando rispetterebbe tutti gli standard previsti dalla nostra società per poter essere mamma.
Una relazione stabile, un lavoro, una casa, una certa età … ma, per un motivo inspiegabile agli occhi di chi la interroga, all’orizzonte nemmeno l’ombra della maternità.
Quella di non essere mamma può essere in alcuni casi una scelta personale, voluta, tendenzialmente non compresa e facilmente giudicata, ma ci sono delle situazioni in cui però è una condizione in cui una donna si ritrova, non per sua volontà.
Ed è a questa donna a cui voglio dare voce oggi con questo articolo, una donna che avrebbe voluto con tutto il suo cuore essere mamma ma che per motivi fisici, biologici o a volte anche non rintracciabili, non lo è e non lo potrà essere.
Quanto dolore, quanta sofferenza, quanti tentativi falliti di giorni, mesi, anni, prima di raggiungere la consapevolezza dell’impossibilità di realizzare quello che per la maggior parte delle donne è un passo ovvio, scontato, una tappa quasi obbligatoria della vita, che non può non esserci.

Essere mamma o non esserlo, non definisce chi sei come persona
Per la società sembra quasi che l’essere mamma possa definire, che possa delineare la propria identità, ma cosa accade nel mondo interiore di una persona se quella possibilità non le viene donata?
Gli stati d’animo e le emozioni che si alternano sono molte; ci può essere disorientamento, senso di colpa, timore di aver fatto qualcosa che possa aver compromesso la situazione, ricerca spasmodica di un perché, vissuti di ansia, preoccupazione, aspetti depressivi.
Poi un po’ alla volta compare la rassegnazione: la donna se ne fa una ragione, ma la ferita resta sempre aperta.
Prima di parlare, PENSA!
Una ferita che rimane lì e si acutizza ogni qualvolta ti imbatti nella curiosità invadente delle persone, che ti fanno sempre la stessa domanda, e tu ti trovi addirittura a doverti giustificare, a trovare le parole giuste per chiudere quella conversazione a dir poco imbarazzante, che ti fa riprecipitare nel baratro.
Perché le persone che anche ingenuamente fanno certe domande, dovrebbero riflettere su quanto dolore ci può essere nella vita di chi hanno davanti, nonostante quell’apparente maschera superficiale.
Non possiamo sapere cosa quella donna può aver passato, e non abbiamo reale percezione di quanto le parole possano far male e distruggere una corazza così fragile che regge a fatica.
E’ già difficile vivere in una realtà dove vedi pancioni ovunque, dove sei circondata da bimbi piccoli, passeggini, dove ogni esemplare femmina della tua famiglia ha o aspetta bambini, idem le tue amiche o conoscenti: è quasi come se avessi una calamita e tutto ciò da cui vorresti proteggerti e nasconderti per non soffrire più si presenta continuamente davanti ai tuoi occhi.
Non poter essere mamma in una società di mamme
È faticoso, tanto faticoso, e ti fa sentire molto in colpa nutrire un sentimento che magari prima non ti apparteneva, anche nei confronti di persone a te vicine: si chiama invidia.
E ti senti ancora peggio perché dovresti essere felice per una gravidanza di una tua cara amica, sai che se lo merita, ma d’altra parte te lo meriteresti pure tu e ti arrabbi ancora di più perché di chiedi continuamente: “Perché io no? Cos’ho che non va?”.
Vedere la sua pancia crescere ti fa male, tanto.
Magari riesci a mascherare la tua sofferenza di fronte a lei che sai che si sentirebbe a disagio se la percepisse, ma quando sei sola dentro al tuo rifugio e ti puoi lasciar andare, le lacrime scorrono.
Ti disperi e ti rimproveri per i tuoi brutti pensieri.
Come si sente una donna che non può avere figli?
Una donna che non può avere figli si sente diversa, manchevole di qualcosa.
Le epoche cambiano, ma il ruolo di madre sembra essere considerato sempre centrale e naturale nella vita di una donna. Una donna che non può avere bambini può suscitare compassione e pietà in chi ha davanti.
Spesso l’interlocutore di turno si sente in diritto, a fin di bene, di dare consigli, suggerire strade da percorrere, soluzioni.
Il problema è che tutti quei suggerimenti sono già stati valutati da quella stessa donna miriadi di volte.
Quando volere NON È potere
Perché no, non esiste sempre un’alternativa come siamo abituati a pensare al giorno d’oggi.
Non è vero che tutto si può ottenere, o che “volere è potere”.
Perché non adotti un bambino? E la fecondazione assistita?
Tipica frase pronunciata alla coppia che non può avere figli: parliamo di adozione.
Innanzitutto stiamo parlando di un percorso estremamente difficile a livello pratico, burocratico, economico e soprattutto psicologico.
Il figlio adottivo non deve essere un sostituto del figlio biologico che non si ha potuto avere.
Per adottare un bambino la ferita dell’infertilità deve essere quanto meno superata!
Un bambino adottato, soprattutto in fase di crescita, può sbatterti in faccia continuamente la tua condizione di impossibilità generativa, quindi è qualcosa che va elaborato bene, a cui si dovrebbe arrivare solo quando si è pronti ad accettare nella sua totalità un figlio avuto da altri.
Per quanto riguarda la fecondazione assistita, anche questa strada non è così ovvia.
E’ una via complessa, emotivamente, fisicamente, economicamente.
Non tutti possono essere in grado di sostenerla, sono davvero molti i trattamenti invasivi a cui si deve sottoporre il corpo della donna.
Molte coppie non reggono, possono essere molte le ripercussioni e soprattutto molti i fallimenti.
Quindi nonostante tutto, non è detto che vada a buon fine.
Cosa dire ad una donna che non può essere mamma biologica
Non bisogna per forza dire qualcosa sempre: nel dubbio, in situazioni così delicate che richiedono sensibilità, l’ideale sarebbe proprio non dire nulla.
Evitare domande non richieste.
È consigliabile invece stare accanto alla donna o alla coppia nel suo/loro dolore, per allontanare lo spettro della solitudine.
Un semplice “Come stai” rivolto in modo sincero, è la cosa più giusta da fare. Chiedere ad una persona come si sente deve presupporre poi la capacità di ascoltare e di farsi guidare dai vissuti altrui.
Mettetevi dunque in ascolto, cercando di sintonizzarvi sulle stesse frequenze, adoperate l’empatia.
Non poter avere figli: un lungo percorso di accettazione

Quello di non poter avere bambini è una consapevolezza che si raggiunge tramite un percorso di accettazione che può essere fatto con l’aiuto di un professionista.
Le emozioni non vanno soffocate, i pensieri devono aver modo di esprimersi. Provare invidia e/o sentimenti negativi è normale, un po’ alla volta bisogna far pace con questi stati d’animo che vanno accolti e liberati.
Riconoscere tutte le emozioni negative ed accettarle, sono condizioni necessarie per elaborarle.
E’ importante non sentirsi sole, anche attraverso il supporto di qualcuno in grado di capire.
Può essere utile anche la condivisione della propria condizione: parlatene con altre donne, ad esempio cercando qualche gruppo o associazione che metta in contatto donne e coppie con lo stesso vissuto.
E abbiate cura di voi, cercare di coltivare i vostri interessi, le vostre passioni.
Canalizzate le vostre energie un po’ alla volta in qualcosa che possa gratificare e dare soddisfazione.
Sull’essere mamma
Ci sono sicuramente tanti modi diversi di “generare” e di essere mamma: prendersi cura di qualcuno, di qualcosa, anche solo dedicandosi a una passione, a un progetto, facendo del bene agli altri.
È fondamentale trovare nuovi modi di definirsi come donna, ma anche cercare di riscoprirsi come coppia, dato che il sesso e la relazione posso avere certamente bisogno di nuovi stimoli dopo un inevitabile momento di impasse.
Può essere necessario focalizzarsi su delle nuove aspirazioni di vita, fare nuovi progetti e insieme ricostruirsi una diversa identità come donne, in un nuovo processo di crescita e maturazione personale.
Ci vuole tempo, un nuovo futuro va ripensato e ricreato passo a passo.
Le cose non sono andate come si immaginavano, per cui bisogna un po’ alla volta reinventarsi, a piccoli step.
Si parte da piccoli obiettivi, riscrivendo poco a poco la propria vita da capo, cercando di dare un senso nuovo a tutto quanto.
Ricordatevi: siete più forti di quello che credete!
La vostra “Psicologa delle mamme: di tutte!”
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