L’anticamera dell’insoddisfazione è più o meno così: c’era una volta una bambina che sognava di diventare un coloratissimo unicorno. Sognava di volare tra soffici nuvole di zucchero filato e arcobaleni glitterati; la bambina cresceva felice sognando e fantasticando, un bel giorno incontrò un’altra bambina, completamente grigia, che le urlò in faccia che NO, non poteva diventarlo. Nessuno poteva diventarlo.
La bambina felice pianse così tanto che le lacrime cancellarono tutti i suoi sogni. Il mondo diventò grigio, triste e spento. Solo qualche spiraglio di luce, come se lo sguardo fosse sempre rivolto a nord.
L’insoddisfazione a livello simbolico

Ho inventato una storia per spiegare a livello simbolico l’insoddisfazione: una non realizzazione dei propri desideri, mancanza di piacere nella vita non oggettivo, ma incapacità di provare piacere e passione e interesse. Una finestra a Nord.
Persone che volgono lo sguardo spesso su ombre e assenze, piuttosto che su ciò che di bello hanno, possono avere o hanno avuto. Come sempre ci muoviamo su un continuum: può capitare il periodo in cui regna nella nostra mente e nei nostri sospiri l’insoddisfazione, fa parte della vita e dei suoi movimenti.
Non è sempre una parte di noi negativa, può infatti essere un indicatore, un termometro funzionale: una relazione tossica, un contesto lavorativo che non ci permette di esprimerci. Quando invece diventa un tratto stabile o urla più del solito, forse dovremmo fermarci e dare voce a questi pensieri, capirli prima di accettarli. Non dobbiamo per forza accettare tutto!
Possiamo trasformare immagini, significati e prospettive in altro. Un nuovo corso. Una parte importante la gioca anche la società e i social stessi: ci abitua a corpi, vite e intelligenze perfette e performanti, difficile restare indifferenti, ma non impossibile.
Alla base di questo “sentire” ci possono essere molte chiavi di lettura: il perfezionismo, un non sentirsi meritevoli di provare felicità, la paura di provare felicità stessa.
Il mito greco di Tantalo
Il mito greco di Tantalo descrive abbastanza questo stato d’animo, colui il quale soffre in eterno perché non può soddisfare i propri bisogni, sogni e desideri. Tantalo cercava di bere, l’acqua si ritraeva; Cercava di mangiare e i rami si spostavano.
Ma bisogna esaudire i desideri? O analizzarli? Usare un accendino o una lente di ingrandimento? Strumenti nettamente diversi. Prima di agire impulsivamente forse devo fermarmi e capire bene quello di cui ho bisogno, perché altrimenti rischio di bruciare, di bruciarmi.
L’insoddisfazione attraverso un esempio
Sono insoddisfatta della mia vita relazionale, voglio a tutti i costi una storia, la bramo e la desidero, mi sentirei completa solo in coppia. Conseguenza: se agisco d’impulso mi butterò in modo impulsivo in storie e relazioni di ogni tipo.
Se al posto di dare fuoco al desiderio, e dunque rischiare di bruciarmi e accumulare ulteriori insoddisfazioni, io mi fermassi ad analizzare il mio desiderio e a capirlo, cosa accadrebbe? Cosa voglio, di cosa parla questo mio bisogno, da dove nasce?
Sono tutte domande che dovremmo sempre porci di fronte ad ogni ambizione, sogno o voglia. Altro punto: se io non mi sento meritevole di felicità, se addirittura mi sento in colpa quando le cose vanno bene e posso esserne soddisfatto, se ho paura che la mia felicità venga punita con la fine di quell’idillio, allora forse tanto sicuro di me non sono! Non sono sono troppo sicuro del mio valore. E forse potrei anche autosabotarmi e ridurmi a viaggiare sempre a ritmi ridotti, non uscendo da una zona di comfort, per non scontrarmi con la paura e il peggior incubo: la conferma di non valere.
Ecco come l’insoddisfazione celi dietro alla propria maschera ben più di un “non essere mai contenti”.
Come uscirne? Parliamone insieme, analizziamola!
Conoscere le proprie caratteristiche, il proprio funzionamento, conoscere i propri bisogni, aspirazioni, porsi piccoli obiettivi ci può aiutare ad iniziare.
Visita la mia pagina! OLTRE l’insoddisfazione è un posto bellissimo, parola della Dott.ssa Fanny!