Interrompere una gravidanza è una scelta consapevole e fortemente soggetta a giudizio.
“Hai scelto tu, ma allora cosa piangi?”
Sono una psicologa, e in quanto terapeuta non mi schiero mai dalla parte del giudizio, il mio compito è sostenere, dare ascolto alle emozioni.
Ecco perché oggi vi porterò con me, per provare a comprendere un punto di vista diverso, per mettervi nei panni di chi si si ritrova a fare questo tipo di scelta volontariamente.
Vi chiederò quindi di provare a guardare questa situazione con occhi non giudicanti, concedetevi un attimo per riflettere, perché forse fino ad ora non l’avete mai fatto: questo argomento solleva inevitabilmente resistenze, un attriti e fastidi interiori.
Il mio obiettivo non è giustificare né condannare, né appoggiare una posizione o screditarla.
Voglio solo darvi una visione diversa, e farvi comprendere come anche chi compie questa scelta volontariamente abbia bisogno di ascolto, sostegno, aiuto: questo è il mio lavoro!
Interrompere una gravidanza volontariamente è una scelta difficile

La volontarietà della decisione non la rende meno dolorosa, meno facile o più leggera.
Quando una donna arriva a voler interrompere una gravidanza, non lo fa mai senza sofferenza.
Quello a cui questa donna andrà incontro, è comunque un intervento invasivo nel suo corpo, oltre che
nella sua mente e nel suo cuore.
E’ qualcosa che non si potrà mai cancellare, ma che si porterà dietro per sempre.
Una cicatrice invisibile ma permanente.
L’aborto volontario rappresenta l’interruzione di un processo in corso, biologico ma anche psichico: la
perdita di un bambino, ma anche di una parte della propria immagine come persona.
Il più delle volte è una decisione sofferta, a cui si giunge dopo una lotta interiore molto forte e che porta con sé grande ambivalenza, e a proposito di questo voglio ricordarti che abbiamo tutto il diritto di provare sentimenti contrastanti rispetto a certe situazioni, ne parlo in questo articolo: “Ambivalenza”
Interruzione volontaria di gravidanza: scegliere tra la vita e la morte
La donna si trova di fronte ad un grande dilemma e dovrà compiere una scelta, tra la vita e la morte.
Il risultato sarà un lutto doppio, per la perdita, ma anche per la scelta di andare incontro alla perdita, oltre a tutto quello che comporta emotivamente una decisione simile per una donna.
L’aspetto più faticoso dell’interruzione volontaria di gravidanza è proprio il fatto che questo lutto non viene riconosciuto, non è considerato degno di attenzione dal mondo che ci circonda.
La donna non si sente degna e libera di soffrire, ed è portata a soffocare questo dolore.
Il suo grande senso di colpa si accompagna anche al timore del giudizio degli altri, che tendono a sminuire e svuotare di qualsiasi peso emotivo la scelta, e a sottolineare come poteva essere evitata agendo diversamente.
Le frasi che si sente dire una donna che ha scelto di abortire:
“Potevi pensarci prima”
“Vabbè eri all’inizio, non era neanche un bambino”
“Tanto ne farai un altro”
“Pensa a quelle che lo perdono contro la loro volontà”
Parole buttate lì con leggerezza e con pochissima empatia: la donna subisce questo tipo di attacchi gratuiti che feriscono, feriscono nel profondo, e non tengono conto di tutto il vissuto che sta dietro un passo del genere. Ecco che il lutto, il più delle volte, viene vissuto intimamente, nascosto.
Abortire è il risultato di un conflitto interiore
Interrompere una gravidanza è qualcosa che lascerà un marchio indelebile nella vita della donna, e avrà dei riflessi anche nelle sue eventuali gravidanze future.
Negare il lutto, prendere totalmente le distanze dalla sofferenza, non elaborarla, non poterla esternare, ha degli effetti nocivi nella donna, nella sua sfera personale, psicologica, emotiva, ma anche relazionale con il partner.
Una donna può convivere con un senso di vergogna molto forte, con il pensiero di aver fallito, con un senso di colpa che la divora da dentro unito al continuo rimuginio su che cosa avrebbe potuto fare per evitarlo, la cosiddetta “sindrome dell’if only…” (“se solo”…).
Ne parla la mia collega Dott.ssa Claudia Sara, seppur in termini diversi, nel suo articolo “LA TRAPPOLA DEI RIMPIANTI: SLIDING DOORS”, ti consiglio di leggerlo se non l’hai ancora fatto!
Tutto ciò può generare nella donna degli aspetti depressivi, portare a somatizzazioni, comportamenti autolesionisti, utilizzo di sostanze, disturbi alimentari, vissuti di panico e ansia nel ritrovarsi di fronte a stimoli che in qualche modo riattivino il trauma subito e non superato.
Dopo un aborto, il giusto supporto fa la differenza

Dopo il lutto, il rischio di convivere con degli strascichi pesanti, è molto alto.
A fare la differenza è sicuramente il supporto che la donna riceverà o meno, a partire dal trattamento che avrà da parte dal personale sanitario che si occuperà del suo intervento, l’empatia e la delicatezza con cui si rivolgeranno a lei.
Allo stesso tempo anche il sostegno da parte della rete di persone che le stanno intorno, l’aiuto del partner, della famiglia, sono fattori che hanno un impatto importante nel come la donna vivrà quella situazione.
È fondamentale un percorso assieme ad un professionista che sia in grado di legittimare il suo dolore, di
creare uno spazio di ascolto libero da pregiudizi e da critiche, un luogo fisico e psichico dove poter elaborare tutta la sofferenza che accompagna la donna.
Se sei anche tu una donna che ha compiuto questa scelta, non devi sentirti sola, hai semplicemente bisogno di aiuto!
A te che stai leggendo, leggi cosa ho da dirti:
Non chiuderti in te stessa, non isolarti, poiché questo non farà altro che amplificare il tuo dolore.
Ti deve essere garantito rispetto per la tua decisione e per la tua libertà di scelta, ma allo stesso tempo hai bisogno di supporto, hai bisogno di poter condividere il tuo vissuto e le tue emozioni con qualcuno che si sintonizzi sulla tua stessa lunghezza d’onda.
E tu, se sei arrivata a leggere il mio articolo fino a qui, io ti ringrazio.
Apprezzo lo sforzo necessario anche solo per aver provato a metterti nei panni di chi fa scelte difficili,
giudicabili, che magari non faresti mai.
Ma ricorda sempre che dietro le sembianze di una decisione contestabile o attaccabile, c’è il mondo interiore di quella persona, un mondo variegato e fatto di tantissime componenti che non conosci, e che per questo merita di non essere giudicato.
Guarda il focus!
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