L’ambivalenza nella maternità, è una di quelle condizioni in cui una donna si trova a dover fare i conti in maniera viscerale con un’infinità di vissuti e sentimenti variegati, contrastanti.
L’essere mamma ci mette in contatto con i pensieri più profondi, e spesso ci si trova in balia di montagne russe emotive da dover fronteggiare.
L’ambivalenza inizia con la gravidanza
Diciamo che la maternità è una fase della vita di una donna in cui l’ambivalenza si avverte in maniera evidente già a partire dai primi mesi di gravidanza.
Alla scoperta dell’arrivo del bambino la gioia e l’entusiasmo si possono accompagnare al timore che possa
accadere qualcosa al piccolo.
Quante di voi hanno vissuto il desiderio di gridare al mondo intero la vostra gioia, per poi fare i conti con una scaramantica tendenza al silenzio e alla riservatezza?
La gravidanza procede, la presenza del bambino si fa più concreta, e inizia un dialogo interno fatto di scambi e percezioni; la mamma entra sempre più nel suo nuovo ruolo, e comincia a chiedersi se sarà in grado, se sarà all’altezza.
Si troverà ad oscillare tra paura e felicità, tra l’insicurezza e il coraggio.
Al termine della gravidanza, il grande desiderio di vedere, abbracciare, toccare il proprio bambino, si accompagna a tutta la preoccupazione per il parto e per la sua imprevedibilità.
La voglia incredibile di averlo con sé va di pari passo al timore di come andranno i primi momenti con lui.
Quanti interrogativi su come sarà il dopo!
“Che mamma sarò?”
“Che relazione instaurerò con mio figlio?”
Le gioie della maternità vs stanchezza e smarrimento: sentimenti a confronto
Una volta nato il piccolo, la mamma può provare un amore indescrivibile, un sentimento che sente non paragonabile a nessun altro, un legame mai percepito prima, ma è normale che allo stesso tempo siano molte le situazioni in cui si possa sentire stanca, esausta, in difficoltà.
Questo affetto immenso verso il proprio figlio è immerso in una quotidianità fatta di alti ma anche di bassi, in cui la vita della mamma si trova ad essere comunque stravolta.
Anche prendersi dei piccoli momenti per sé, per le cose più basilari come ad esempio una doccia, diventa difficile.
Arriva la deprivazione di sonno, le prime difficoltà con l’allattamento, ed è normale provare sentimenti ambivalenti nei confronti del proprio bambino.
È normale che un sentimento così profondo sia accompagnato anche da momenti in cui una madre vorrebbe staccarsi dal proprio bambino.
È normale non sopportare più sentirlo piangere, come anche provare fastidio, stanchezza, ESASPERAZIONE.
Una mamma potrebbe sentirsi in colpa nell’avvertire questi pensieri contrastanti, soprattutto se influenzata da tutta una serie di aspettative, ideali irraggiungibili e irrealistici, che si è creata, che la fanno sentire male, inadeguata.
Il senso di colpa porta con sé la paura di non essere “perfetta” come credeva di essere.
Se anche tu ti senti così, prendi consapevolezza di queste emozioni negative e fai pace con tutto ciò!
Queste emozioni sono normali, e non mettono in discussione il tuo essere una “brava madre”, e nemmeno il rapporto con tuo figlio.
Queste emozioni fanno semplicemente parte della natura stessa dell’essere mamma.

L’ambivalenza di chi guarda i propri figli allontanarsi
Anche quando il bambino cresce la donna continua questo viaggio nelle sue emozioni contrastanti, basti pensare ai suoi sentimenti di fronte ai vari progressi del bambino, alle sue conquiste, ai suoi passi avanti.
Tutti questi momenti di crescita, di nuove autonomie del bimbo sono per la mamma motivo di felicità, di
orgoglio, avvisaglie di riconquista della sua libertà. Ma parallelamente celano malinconia, tristezza, dispiacere, perché quello stesso bambino si sta allontanando un po’ alla volta, sta diventando grande, sta iniziando a farcela da solo.
Ed ecco che quella gioia si accompagna a rammarico, che quel sorriso con cui si sostiene e si incoraggia il bambino nasconde delle lacrime soffocate. E’ proprio quel sapore dolce che lascia dietro di sé un retrogusto un po’ amaro, che fa parte dell’esser mamma.
Tutte queste emozioni ambivalenti vanno accettate, integrate dentro di sé, comprese, lasciate libere di esprimersi, non sono sbagliate, non vanno represse ma condivise, in maniera tale che possano essere ridimensionate, legittimate e ricondotte a un livello di sana e giusta normalità.
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