Come accogli le tue emozioni? Quando arriva la rabbia, la tristezza, la gioia, la vergogna, sai riconoscerle? Capirle? Elaborarle? Esprimerle? La compassione ti appartiene?
Non ti preoccupare se in alcune o tante domande la tua risposta è stata NO, ti posso rassicurare dicendoti che è abbastanza comune. Le emozioni sono una palude per il nostro cervello, fin da piccoli ci insegnano i loro nomi e noi, da alunni e figli diligenti li impariamo, ma in realtà è un apprendimento spesso molto simile a come impariamo i nomi dei 7 nani di Biancaneve. Non scherzo! Aldilà del fatto che se provi ora a ricordarteli probabilmente te ne mancheranno uno o due all’appello, potrei dirti che anche se li hai imparati probabilmente non li conosci per le loro caratteristiche.
La stessa cosa succede per le emozioni: ci insegnano i loro nomi, qualcosa ci dicono sulle loro caratteristiche, o perlomeno lo possiamo intuire, ma nulla più.
Vulcani e terremoti emotivi
Ci ritroviamo così a gestire, come meglio possiamo, vulcani e terremoti emotivi, da bambini, poi da adolescenti e infine da adulti. Già, perché ad ogni “periodo di vita” corrispondono comprensioni, manifestazioni ed espressioni di emozioni diverse. Perché ti parlo di questo? Per farti un corso accellerato? NO. Per introdurti un concetto diverso ma fondamentale. La COMPASSIONE.
Cos’è la compassione?
Mi piacerebbe parlare con te della compassione, e se hai voglia di contattarmi non esitare a farlo! Qui puoi prenotare con me una consulenza! Ecco chi sono, e cosa faccio per Oggi Mi Sento!
Di cosa si tratta? Di quel movimento che ci mette nei panni dell’altro, che ci pone vicini all’altro in una situazione di ascolto, di accoglienza e di non giudizio.
“Perciò è necessario che io partecipi del suo dolore come tale, che io senta il suo dolore come di solito sento il mio, e che perciò io voglia direttamente il suo bene come di solito voglio il mio. Ma ciò esige che io mi identifichi in qualche modo a lui, cioè che ogni differenza tra me e un altro, sulla quale si fonda il mio egoismo, sia, almeno in un certo grado, soppressa.”
(Schopenhauer, Il fondamento della morale)
Quindi in questo articolo si parla di altruismo?. Eh NO (insomma non se ne indovina una eh!). Voglio parlarti della compassione verso te stessa. Spesso abbiamo parlato dell’accettazione, delle gabbie mentali (cognizioni negative e dialogo interiore), della colpa e della vergogna, della paura del giudizio. Alla base di un percorso di psicoterapia, lungo o breve che sia, fosse anche solo una consulenza, non può mai mancare a mio avviso una parte di self-compassion. Sto parlando dell’amore verso se stessi, della già citata in altri articoli “gentilezza” nei nostri confronti.
Self-compassion: l’amore verso te stessa

Cos’è la self-compassion?
Innanzitutto ci sono alcuni ingredienti principali:
- Capire cosa stiamo provando
- Essere consapevoli del nostro dialogo interiore
- Praticare la gentilezza verso noi stessi
In breve un assenza di giudizio e una empatia (gentilezza) verso il nostro io. Ora ti chiedo: quante volte ti sei abbracciata? Si, si, sto dicendo sul serio: che sia stato fisicamente concreto come abbraccio o solo metaforico. Quante volte ti sei data una carezza? E ancora: quanto spesso ti rivolgi a te stessa con parole gentili e non giudicanti? Ti perdoni ogni tanto? Non credo di esser arrogante se ti dico che tutte le precedenti azioni penso che tu le faccia troppo poco, raramente e in alcuni casi mai. L’abbiamo già detto, il nostro dialogo interiore è zuppo di critiche, autosabotaggi e giudizi negativi.
La compassione DEVE esserci anche verso noi stesse, non è uno sfizio o un accessorio, è proprio funzionale e necessario alla salute mentale. Le nostre giornate sono condite da momenti piacevoli, disavventure, gioie e pensieri a volte spiacevoli; il pensiero di non farcela, il pensiero di non andare bene, di non avere il controllo, di non aver fatto abbastanza.
Pratica la gentilezza, ma non farlo solo con gli altri! La compassione va allenata, ecco come:
Le nostre emozioni sono fonti immense ed importanti di informazioni: dobbiamo curiosare in quel labirinto senza troppa fretta nel trovare l’uscita, come se dovessimo osservare ogni sfumatura e particolare.
Anche le emozioni degli altri sono in grado di attivarci in un modo o nell’altro, osserviamo noi ma anche il mondo intorno a noi. Il dialogo interiore è il primo propulsore emotivo: ciò che mi dico è ciò che poi si declina in emozione. Imparare ad ascoltarlo, riconoscerlo, capirlo ci aiuta a gestire carichi emotivi e a modificarli. L’assenza di giudizio permette di capire i nostri traumi, le nostre dimaniche, ci apre verso un mondo nascosto ma importantissimo. Accettando ed accogliendo ciò che si è nel presente, permette di sviluppare una consapevolezza empatica e costruttiva.
Mi guardo, mi ascolto e mi comprendo.
Come puoi svilupparla?
- Comincia a dirti delle frasi gentili
- Cerca di ricavare nelle tue giornate dei momenti di “coccola”
- Prova a scrivere ciò che accade nella tua mente a livello di dialogo interiore e cerca di riformulare queste parole cambiandole con cognizioni più gentili
Se hai ancora dei dubbi su come puoi sviluppare questa gentilezza non esitare a chiedere informazioni o aiuto! Sono qui per te, ecco il mio profilo,