COME SUPERARE LA DELUSIONE PER IL SESSO DEL FUTURO NASCITURO
“Ho sempre immaginato che sarei stata madre di una bambina, è una cosa che ho desiderato fin da piccola. Quando dopo il test genetico ho saputo che aspettavo un maschietto, è stato un duro colpo per me. Io mamma di maschi? Non mi ci vedevo proprio, in famiglia siamo tutte femmine, non sapevo proprio come mi sarei potuta approcciare, non mi sentivo in grado…mi sentivo inadeguata”.
La scoperta del sesso del proprio bambino non è sempre un momento magico e felice per tutti i genitori.
Per molti infatti può essere vissuto come una novità amara e un duro scontro con una realtà che risulta
diversa da come la si era immaginati, e viene chiamata appunto “Gender Disappointment”, ovvero, “Delusione di Genere”.
È una delusione che tendenzialmente viene vissuta privatamente, viene quasi nascosta perché si sa, quello che conta è che il bambino sia sano, e il fatto di avere una preferenza per un sesso rispetto ad un altro potrebbe sembrare nulla di più di un capriccio o di un mero desiderio narcisistico.
La delusione di genere viene quindi soffocata; si cerca di mascherarla esteriormente con sorrisi di circostanza, e si tende a liberarla magari solo nell’intimità della propria famiglia, con il proprio partner. È uno stato emotivo che può generare gran senso di colpa e vergogna: come si può essere tristi o arrabbiati di fronte ad una nuova vita che sta arrivando?
E’ un dispiacere che dovrebbe comunque essere transitorio, e che dovrebbe via via lasciar posto a una
nuova consapevolezza.
Dietro le quinte della delusione di genere: le aspettative

Un ruolo centrale è sicuramente occupato dalle aspettative: aspettative personali, legate ai propri vissuti, ai propri pensieri e desideri.
Aspettative maturate per anni, e aspettative derivate dagli altri, che inevitabilmente ti influenzano e che ti portano in un certo senso a pensare sia meglio una cosa rispetto ad un’altra, o a credere che per te sia più giusta una cosa rispetto ad un’altra.
Una donna può fin da piccola magari immaginarsi mamma di un bimbo o una bimba, fantasticare sul suo
possibile figlio/a, su come sarà con lui/lei e proiettarsi idealmente in quel ruolo.
Ci sono persone talmente convinte che il proprio figlio sarà necessariamente un maschio o una femmina che leggono accadimenti, segnali dei primi mesi di gravidanza come dei presagi e delle conferme delle loro sensazioni.
Ovviamente in questo caso l’impatto con la realtà, se dovesse essere diversa da come se la immaginavano, può essere più faticoso e duro da accettare.
La delusione di genere può riguardare la propria storia familiare
Molte volte quindi la preferenza è proprio legata a delle fantasie personali, a un’attitudine, a un sentirsi più predisposti caratterialmente e “capaci” nei confronti di un sesso rispetto ad un altro.
Altre volte può avere più a che fare con una ricerca di qualcosa di familiare: pensiamo ad esempio, come
nel caso della testimonianza citata all’inizio, al fatto che una persona sia cresciuta in un ambiente
prettamente femminile per cui l’dea di poter avere una bambina può dare quell’illusione di muoversi nel
“conosciuto”, può dare maggior sicurezza e fa pensare possa esser più facile.
Sappiamo poi razionalmente che non necessariamente è così: ci si confronta comunque con un individuo diverso, da scoprire, con il suo carattere e le sue peculiarità.
Ci sono situazioni più delicate in cui la preferenza per un sesso rispetto ad un altro del proprio bambino è
legata a degli aspetti irrisolti della madre o del padre.
Se ci sono state ad esempio delle relazioni difficili con il proprio genitore, ci può essere il timore di reiterare la stessa dinamica con il proprio figlio (esempio: io, mamma, ho una relazione conflittuale con mia madre, temo si crei lo stesso rapporto con mia figlia femmina).
C’è quindi un trascorso di sistema familiare che va indagato, per vedere se ci sono appunto dei
traumi non elaborati, delle storie familiari difficili che potrebbero portare a delle inevitabili proiezioni nel
nuovo nucleo che si sta costituendo.
Può essere utile anche approfondire il rapporto che ha il neo genitore con il mondo maschile e quello
femminile, per comprendere se ci sono dei blocchi, dei preconcetti legati a determinate esperienze o eventi di vita.
Capire quindi quali sono le paure, le preoccupazioni legate ad avere un figlio di un sesso rispetto ad un altro, può essere decisamente d’aiuto per non incappare nella delusione di genere, oppure, per superarla.
Le aspettative altrui: quanto ci condizionano “gli altri”?

Per quanto riguarda le aspettative altrui, ho sempre pensato che la gravidanza, o più in generale, la
maternità, la genitorialità, sia uno di quegli ambiti in cui ogni essere umano sente questa esigenza
impellente di dover sempre dire la sua, a prescindere dal livello di confidenza, dal rapporto o altro.
Una pancia, una carrozzina, un bambino, solleticano sempre la curiosità di molti e aprono le danze a proiezioni, domande, giudizi, consigli, mezze frasi, dubbi e chi più ne ha più ne metta!
“Ah un altro maschio, poverina mi dispiace…”
“Peccato, non hai neanche fatto la coppia, chissà col terzo!!”
“Dispiaciuto il papà? Solo femmine povero!”
“Niente neanche sta volta…ti tocca farne un altro!”
“Sperava in un maschio vero? Tutte femmine in famiglia!”
Come anticipato precedentemente, le persone intorno a noi sono spesso convinte di sapere cosa sia più
giusto o preferibile per noi, che cosa renda più fortunati rispetto ad altro, che cosa sia più desiderabile o
meno.
Tutto rientra in un calderone di stereotipi, pregiudizi, retaggi culturali che inevitabilmente
influenzano e ti portano a volte a doverti quasi giustificare per una scoperta rispetto ad un’altra.
Questo accade nonostante, come ben sappiamo, per fortuna o per sfortuna, la scelta del sesso del nostro bambino sia una cosa (almeno per il momento) fuori dal nostro controllo.
Del resto quello che non si conosce, che non si può controllare, né prevedere, può far paura e ti può lasciare ancora di più fragile e vulnerabile, in balia di supposizioni e credenze altrui.
Non ci dovrebbe essere uno standard a cui aderire, una gara a chi è più fortunato, una cosa più giusta
dell’altra: ogni situazione è soggettiva, ogni realtà familiare è diversa, ogni bambino sarà calato in quella
specifica dimensione personale e non paragonabile ad altre.
La delusione di genere è assolutamente legittima: fai pace con l’ambivalenza
Rimanerci male di fronte a una scoperta inaspettata è altrettanto legittimo.
Siamo umane.
E ricordiamoci che l’ambivalenza caratterizza la maternità fin dalla gravidanza: a questo proposito vi lascio il link del mio articolo a riguardo sull’ambivalenza nella maternità L’AMBIVALENZA DELLE MAMME;
È normale provare sentimenti ed emozioni opposte, contrastanti nei confronti del nostro essere mamme e verso i nostri figli. Quello con il proprio bambino è un rapporto che può non essere immediato, ci si può
sentire inadeguate di fronte al proprio figlio, a maggior ragione se diverso dalle nostre fantasie.
Ci può voler tempo e ci può essere bisogno di un lavoro su se stesse.
Spesso infatti questa frustrazione legata alla scoperta del sesso del proprio figlio è legata, come dicevamo, a propri vissuti personali, a storie passate, a nodi irrisolti, si accompagna quindi ad aspetti propri o familiari che vanno approfonditi.
Se guarisci te stessa, guarisci anche la tua delusione!
Accanto ad un professionista si può quindi andare ad analizzare cosa c’è sotto quel determinato desiderio, a cosa può essere legato e va inquadrato all’interno di un determinato sistema familiare.
Uno stato emotivo come quello di cui parliamo va liberato, esplicitato, legittimato, non c’è nulla di male,
vanno comprese le sue radici.
Anche provare un po’ di sana gelosia nei confronti di altre mamme che magari hanno il figlio del sesso che noi avremmo voluto, va assolutamente bene!
La cosa importante è esserne consapevoli, affinché non diventi qualcosa di ossessivo o che possa inficiare la relazione con queste persone.
Leggere di molte mamme che hanno provato e provano le stesse sensazioni, dovrebbe alleggerire, far
sentire meno in colpa.
Condividere fa sentire meglio, meno sole, meno sbagliate.
Ovviamente qui ci stiamo riferendo a situazioni non cliniche o patologiche, ma a uno stato d’animo che è
comunque qualcosa di circoscritto, transitorio (che può anche in realtà rimanere come desiderio segreto e intimo nel cuore della mamma e del papà), ma che non compromette la vita di chi lo sta provando o il
rapporto con il bambino in arrivo.
Dopo aver espresso le proprie sensazioni, i propri pensieri, aver fatto pace con le emozioni connesse, aver lavorato su quello che ci sta sotto, non dimenticando mai anche il ruolo delle influenze esterne e sociali di cui si può essere più o meno consapevoli, è importante iniziare a costruire un nuovo scenario basato sul nuovo dato di realtà.
È importante darsi la possibilità di crearsi delle nuove fantasie, questa volta più concrete, e
immaginarsi nuovamente il rapporto con il proprio bambino che va costruito passo a passo, un po’ alla
volta.
Ricordiamoci che il bello sarà proprio nell’unicità di quel rapporto speciale con quel determinato bambino, non paragonabile a nessun altro.
Ricordiamoci che non esiste una mamma giusta per i maschi o una mamma giusta per le femmine, ma
esiste “la mamma” che sarà quella che via via imparerà ad amare il suo bambino più di ogni altra cosa, che avrà il bambino più giusto per lei, in un processo di conoscenza, scoperta ed adattamento reciproco
quotidiano.
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Ti aspetto,
Martina, la “tua” Psicologa delle Mamme