“Il mito è una storia sacra che ebbe luogo all’inizio dei tempi”
Uberto Pestalozza¹
Mito
/mì.to/
Dal greco mythos: parola, narrazione, favola, leggenda.
Non voglio parlarvi del mito dandone una definizione da dizionario. Certo ne sarei perfettamente in grado, e chi non lo sarebbe?
Io voglio condurvi più in profondità e farvi assaporare la sua poetica essenziale;
Voglio mostrarvi quelle sue intime qualità che gli donano la capacità di smuovere qualcosa dentro ognuno di noi, di generare emozioni e commozioni tramite le quali possiamo toccare la meraviglia che il mondo moderno troppo spesso desidera sia per sempre perduta nel mondo adulto.
Perché partire dalla definizione del mito?
Nel mio approccio l’etimologia è sempre una chiave, e secondo quest’ultima il mito è parola. Ma parola di chi?
Le parole che compongono i miti sono le parole tramite le quali i nostri Antenati e le nostre Antenate hanno trasmesso la loro saggezza, la loro sapienza, il loro modo di vedere questo mondo ed anche il lor o modo di interagire con quel mondo sottile popolato da spiriti, creature e divinità di ogni tipo che accompagnava loro e che ci accompagna anche oggi sebbene la maggior parte di noi l’abbia in gran parte dimenticato.
Nel mito “tre piume, tre squame di pesce, tre desideri, mezzanotte e alba non sono formule vuote”² ma simboli carichi di significato.
Per gli Antenati, infatti, il Mito non era mai fine a sè stesso ma aveva nel simbolo e nel rito il suo proprio
completamento. Il mito narrato, mostrato, agito, diveniva sapienza della comunità, realtà tangibile di un popolo e della sua
storia. Le parole più belle che io abbia mai letto sul mito sono state scritte da Charlene Spretnak:
Un sentiero di bellezza

È con questo sguardo che vorrei condurvi con me in questi mesi ed attraverso i miti che proporrò di volta in volta. Vorrei farvi sperimentare il Mito come “un sentiero estetico verso la grazia”⁴ e come una preziosissima eredità da conoscere, custodire, tramandare e, talvolta, esaminare con grande senso critico.
Essendo il mito parola degli Antenati, va trattato con grande rispetto cercando di non mettergli addosso i nostri occhi con la loro visione ed i nostri pensieri, che non sono i suoi pensieri o i pensieri degli Antenati. D’altra parte è pur vero che il mito arriva sempre da una cultura ben specifica e che spesso ha subito varie stratificazioni e dello stesso mito ci sono spesso più versioni e talvolta bisogna grattare un po’ la superficie per trovare il nucleo meno condizionato. Ed è anche vero che entrando in contatto con noi il mito cambia, evolve. È la sua natura.
Ho iniziato ad amare i miti sin da bambina.Uno dei libri sui quali ho imparato a leggere era un libro illustrato di mitologia greca il che, credo, mi abbia segnato per sempre. Già da allora io ricercavo le donne.
“Le dodici fatiche di Ercole” erano senza dubbio affascinanti, ma io rileggevo in continuazione i brani sulle amazzoni e nel mito del Vello d’Oro era Medea che seguivo passo dopo passo, così come Arianna nel labirinto. Erano loro che mi appassionavano davvero perché, con tutta probabilità, avvertivo già la necessità di riconoscermi, di rispecchiarmi, di qualcuno che mi mostrasse i miei poteri e le mie capacità. Qualcuno che fosse, insomma, come me!
Sin da allora la mitologia è stata per me strumento di identificazione per diventare poi col tempo anche ricerca spirituale, mappa per l’anima, una chiave verso mondi e modi antichi, e una bussola per la magia.
Voglio trasmettervi un po’ di questo sentimento e di questa visione.
Sempre Charlene Spretnak suggerisce che per comprendere il mito bisogna meditarci e rifletterci fino a
colmarsi di esso. Vorrei che questi miei scritti mitologici fossero come un piccolo percorso per i lettori di Oggi Mi Sento.
Un momento intimo e rituale nel quale noi non parliamo più e lasciamo invece parlare il mito per come è, e da quelle parole, eco di una saggezza antica, ritrovare dei semi sapienziali da far crescere oggi.
In Bellezza.
1 Pestalozza Uberto, Eterno Femminino mediterraneo, Neri Pozza, venezia 1975
2 Francia Luisa, Le tredici lune, 2011, Venexia editrice
3 Spretnack Charlene, Le dee perdute dell’antica Grecia, 2010, Venexia editrice
4 ibidem
Chi sono
Sono Valeria, una libera ricercatrice; le Antiche Vie, il folklore e il Mito sono il mio campo, ed ho una particolare predilezione per le antiche e moderne società matriarcali, le tradizioni estatiche femminili e gli ordini sacerdotali femminili nella storia. Uno spazio speciale hanno anche gli studi sulle nostre radici preistoriche antico europee.
A tutto questo ho dedicato e continuo costantemente a dedicare la mia vita.
E per quanto riguarda il resto, beh, ho un Amore viscerale per Emily Dickinson e Virginia Woolf; considero la poetessa greca Saffo una sorta di fata madrina. Amo il silenzio, le luci soffuse, le albe ed i tramonti, i gatti e la poesia.
Ricerco la Bellezza ovunque e provo a rendere poetica ogni cosa.Sono inquieta, piuttosto romantica e completamente inadatta al mondo moderno. Amo scrivere e mi sono quasi convinta di saperlo fare. Ho publicato in passato due libri di poesie ed a breve un testo dedicato alle Vestali.