Rabbia: scrivo di questa emozione, timidamente ma in modo deciso. Sono una psicologa…e la rabbia è l’emozione che più amo, passerei ore ed ore a parlarne! Ma come viene recepita nella società?
A poco serve dire: “Non arrabbiarti”
La Rabbia è la più bistrattata delle emozioni, basti pensare a quante volte da piccoli ci siamo sentiti dire: “Non ti arrabbiare!”, “Non vale la pena arrabbiarsi per queste cose!”, “Ma cosa vuoi arrabbiarti!”, “Chi si arrabbia non ottiene nulla!”, “Non serve che ti arrabbi”. Cosa ci hanno insegnato tutte queste frasi? Forse che NON dobbiamo arrabbiarci, che la rabbia appunto è un emozione “sbagliata”, da correggere; queste reazioni a una nostra emozione ci hanno probabilmente fatto inglobare l’idea che non siamo legittimati a provarla, a sentirla, ad esprimerla.
La rabbia come emozione costruttiva
Eppure è spesso il motore della nostra passione e del cambiamento; si tratta di un’emozione bella, utile e costruttiva! Quante volte con la rabbia come propulsore ci siamo dati nuovi obiettivi e traguardi, quante volte in preda a questo sentire abbiamo visto le cose da altri punti di vista?
La rabbia è utile per definire e costruire la nostra personalità e la nostra identità, è costruttiva e non distruttiva come invece viene facile pensare comunemente.
Definiamo la rabbia
Ma quindi non è pericolosa? Non fa male? Non è cattiva? La rabbia è un emozione che ha funzioni adattive e difensive, dunque era in origine ben lontana da quel significato negativo che oggi troppo spesso le viene associato. La sua parte adattiva nasce dall’istinto di difenderci da un pericolo percepito nell’ambiente e nel contesto in cui ci si trova, ovvero una pulsione che ci permette di tutelare i nostri diritti quando vengono messi in pericolo o lesi; quando parlo di pulsione parlo di “energia”. Sicuramente guardare alla rabbia con questa nuova accezione è un elemento cognitivamente ristrutturante.
Non esistono emozioni di serie A e di serie B
Tornando sul binomio positivo/negativo attribuito alle emozioni, questo concetto è altamente fuorviante, in quanto ci porta a considerare alcune emozioni come “socialmente” accettabili e altre come “sconvenienti”; tutto ciò ha come
conseguenza molto spesso una visione distorta che porta a reprimere alcune emozioni. Inutile dire come la letteratura medica e psicologica ormai sia concorde sul fatto che reprimere, dissociare e negare una gamma di emozioni porti a sviluppare disturbi psicosomatici.
Rabbia, aggressività e violenza: facciamo chiarezza
Altro punto importante sul quale soffermarsi è la grande confusione tra rabbia, aggressività e violenza; la rabbia è il nostro sentire, il nostro attivarci emozionale su ciò che percepiamo come un torto, un’ingiustizia, un diritto violato;
l’aggressività è la risposta comportamentale che potrebbe derivarne. La violenza è una reazione spropositata e non funzionale, una modalità comportamentale estrema e più grave. Violenza è quando la rabbia sfocia in insulti, in agiti fisici contro noi stessi, gli altri, animali o oggetti.
La rabbia ha un compito importante nella nostra vita, cioè quello di segnalarci che non ci sentiamo capiti; aggressività e violenza sono reazioni disfunzionali.
Una persona arrabbiata è sempre emozionata, ma non sempre le persone aggressive o violente sono arrabbiate.
Rabbia come provocazione: è sempre colpa degli altri?
In questa prima carta d’identità relativamente a questa emozione, mi sembra fondamentale sottolineare
due aspetti:
la rabbia è un’emozione bella utile e accettabile e si accende in noi quando non ci sentiamo capiti o quando percepiamo un diritto negato.
Quante volte non ci sentiamo capiti e nemmeno sappiamo che siamo arrabbiati?
Quante volte non ci sentiamo incompresi e pensiamo di essere sbagliati? Da questi interrogativi e da queste riflessioni nasce un altro importante concetto, forse un pò provocatorio: quando ci arrabbiamo viviamo nella convinzione di avere sempre ragione! Facciamo un esempio: sono arrabbiata con un’amica perché mi ha appena detto che sono stata egoista; posso reagire in molti modi, posso arrabbiarmi e pensare che io ho ragione e lei torto, reprimendo la rabbia perchè mi metto in discussione e mi sento in colpa o sbagliata. Diversamente, posso arrabbiarmi, riconoscere e accettare questa emozione, mettendomi anche in discussione, forse, ma senza sentirmi in colpa o sbagliata.
Concediti il lusso di arrabbiarti: l’amore passa anche da lì
Cosa voglio spiegarmi con questo esempio: che se quella frase o quel comportamento mi fa arrabbiare io POSSO essere arrabbiata! Il contenuto dell’arrabbiatura invece è passibile di riflessioni, aggiustamenti, chiarimenti. La rabbia mi serve per difendere un mio sentire, poi la razionalità e il pensiero aggiusteranno il contenuto di quell’arrabbiatura. Replicare ad un’affermazione che ci provoca rabbia con un’emozione, ci permetterà di esprimerla, di farla uscire, di esorcizzarla, e forse poi riusciremo a spiegare il nostro punto di vista: “Questa cosa che mi dici mi fa sentire arrabbiata, io … ”.
Tutte le volte che riconosciamo, esprimiamo e legittimiamo le nostre emozioni ci stiamo volendo bene!
Quindi: riconosciamola, accettiamola e gestiamola questa rabbia! E facciamo lo stesso con tutte le emozioni.