Consapevole

Papà: anche i supereroi possono chiedere aiuto

Autrice: Martina Melis
Articolo

Marzo 18, 2023

Oggi vorrei portarvi a riflettere su quella che è una figura fondamentale nella cura dei figli, che dovrebbe essere, assieme alla mamma, complementare nella loro gestione: IL PAPÀ.

Abbiamo fatto passi da gigante negli ultimi decenni. Già. Il papà, da figura dedita solo al lavoro e completamente escluso da tutto ciò che riguardava l’accudimento dei figli, ha cominciato, con l’avvento della famiglia nucleare, sempre più a farsi spazio ed occuparsi attivamente della crescita della prole.

Il papà e la doppia responsabilità

La mamma riveste tutte le funzioni del caregiver nei confronti del figlio, quindi risponde ai suoi bisogni di accudimento, di protezione, permettendogli l’esplorazione. Il papà, oltre a queste stesse funzioni nei confronti dei figli, ha un importante ruolo di protezione e di cura nei confronti della madre. Il papà è colui il quale fin dall’inizio, “deve” controllare che tutto vada bene, “deve” monitorare che mamma e bambino siano al sicuro, protetti dalle intrusioni e dagli attacchi esterni.

Fa proprio da guscio, da corazza rispetto al mondo esterno. Nonostante ciò, tutto quello che riguarda la genitorialità, ma ancora prima la gravidanza, il parto, il puerperio, viene letto e considerato maggiormente dal punto di vista della mamma. Da un parte, fin dalla gravidanza, il papà non ha il privilegio di poter godere di quel rapporto così viscerale e diretto che ha la mamma con il bambino fin dai primi mesi di gestazione; tuttavia, anche lui vive comunque uno sconvolgimento emotivo ed affettivo importante e ha bisogno a poco a poco di costruirsi una nuova identità, quella di padre.

Un neo papà in pandemia

 

Pensiamo inoltre a quanto tutto il periodo pandemico abbia reso difficile l’ingresso dei papà in questo nuovo mondo: i padri sono stati esclusi da visite prenatali, parti, tin, giorni di degenza in ospedale. Il papà è stato considerato “sacrificabile” in quella situazione di emergenza. Sarebbe stato fondamentale però per la mamma averlo vicino, e per lui poterci essere in quei momenti iniziali così salienti, decisivi, dolorosi, difficili, faticosi. Riflettiamo: un padre è un componente fondamentale, quale impatto ha avuto l’essere stato tagliato fuori da una famiglia agli albori?

Una base sicura: sempre e comunque?

L’uomo è investito quindi di una funzione importante, quella di essere la base sicura per la mamma. La sua capacità di svolgere questo compito avrà un riflesso sulla madre stessa e nella relazione che lei potrà instaurare con il bambino, ma anch’egli è coinvolto in prima persona in questo nuovo processo in divenire. Le ricerche hanno mostrato infatti come nell’accudimento del figlio, anche lui vivrà dei cambiamenti ormonali e cerebrali, oltre ovviamente a tutto l’aspetto emotivo, psichico, pratico, di non poca importanza.

Il periodo perinatale visto dagli occhi del padre

Anche i papà come le mamme possono sviluppare un disturbo affettivo nel periodo perinatale. La manifestazione non è necessariamente simile a quella materna, infatti spesso il loro disagio non viene colto. La loro sofferenza può esprimersi sì con sintomi d’ansia, depressivi e stress elevato, ma nell’uomo sono più frequenti segnali più concreti che potrebbero confondere, passare in sordina o anzi far pensare a qualcosa di opposto al dolore o al disagio.

Potrebbero esserci manifestazioni fisiche, somatizzazioni, come se, per il suo dover essere sempre quello forte e impassibile, alla fine fossero cose più accettabili, che non ledono la sua forza. Frequenti potrebbero essere le espressioni di rabbia, gli agiti verso l’esterno, con atteggiamenti violenti, irritabili, nel tentativo quindi di riversare su qualcosa al di fuori la propria frustrazione.

Ed ecco che ci potrebbe essere il ricorso a comportamenti patologici come le dipendenze, l’abbandonarsi a una vita spericolata, la fuga dal lavoro, la ricerca di sport estremi, di un’attività sessuale compulsiva, di un’amante, quasi per dimostrare a se stesso che ancora vale. È evidente come tutto questo sia espressione di grande sofferenza che spesso il papà non ha modo né mezzi di poter esternare in maniera diversa, e che porta a delle ripercussioni negative sulla coppia e sul benessere dell’intero sistema familiare.

Non tutti i padri reagiscono così, come sempre non si può generalizzare. Molti papà vivono un rapporto di complicità e condivisione fin da subito con la propria partner, e tutta la crisi è intesa come cambiamento dato dall’arrivo dei figli, come nuovi equilibri. È importante affrontare le difficoltà insieme, mettendosi in discussione, fungendo sì da scudo e da protezione della diade, ma cercando anche nella propria compagna una spalla dove sfogarsi nei momenti di “impasse” che inevitabilmente ci sono.

Il diritto del papà di manifestare e non di dimostrare

 

 

C’è però la tendenza a pensare che a risentirne di più, perché maggiormente coinvolta, sia la madre dopo la nascita del figlio. L’attenzione è focalizzata più su di lei e il bambino, e spesso capita che i papà non si sentano proprio legittimati a manifestare le loro difficoltà anche e soprattutto emotive.

Loro devono essere quelli forti. Ho conosciuto, attraverso i racconti di compagne e mogli che si sono rivolte a me, papà che per mesi hanno tenuto dentro un dolore insopportabile per la perdita del loro bambino. Papà che non si erano concessi di esprimere quel dolore per poter esser da supporto alla loro compagna. Poi sono esplosi.

Papà che con l’arrivo del secondo bambino, pur credendo di esser più pronti dopo la prima esperienza, si sono sentiti smarriti, persi, con un carico di responsabilità che temevano di non riuscire a gestire. Padri che si sono allontanati per un po’, che avrebbero avuto bisogno di essere ascoltati, soffocati da una vita nuova, completamente diversa, da nuove priorità, da una privazione di libertà che non si immaginavano, da una riduzione dello spazio e del tempo personale che li ha travolti. Papà che avrebbero avuto bisogno di piangere, di raccontare come era stato assistere da esterno – ma da estremamente coinvolto -, al dolore della propria donna durante il parto, alla gravidanza con tutte le difficoltà che aveva comportato.

I pensieri, le preoccupazioni …

Papà che si sono sentiti esclusi, emarginati, che non si sono sentiti in grado. Padri che si sono sentiti inutili, che hanno faticato a capire quale doveva essere il loro ruolo, la loro posizione. Persone che avrebbero avuto bisogno di essere spronate, rassicurate, per trovare il loro giusto e fondamentale compito all’interno della famiglia.

Papà, non dovete sempre essere quelli forti, indistruttibili, invincibili!

Per essere supereroi per la vostra famiglia dovete prendervi cura di voi, soprattutto emotivamente! Dovete concedervi di tirar fuori i vostri pensieri, le vostre emozioni, le vostre paure in una maniera che sia sana per voi e per chi vi sta vicino. Lo stravolgimento con la nascita di un figlio è tanto, e non si nasce pronti necessariamente ad affrontarlo al meglio. Si può leggere cercando di arrivare più preparati, consapevoli delle molte eventualità, ma l’impatto con la realtà porta con sé una gran dose di imprevedibilità. Quest’ultima va accolta e vissuta.

L’essere uniti come coppia, coesi, supportarsi a vicenda, può essere di grande aiuto, ma sappiamo come a volte di fronte alle difficoltà e ai cambiamenti sia più automatico prendersela l’uno con l’altro e scaricare sull’altro le proprie frustrazioni.

 

L’importanza di uno spazio sicuro per genitori

Sapete cosa è importante e prezioso? Prendersi un proprio spazio personale. Uno spazio in cui condividere, liberare e trovare, con l’aiuto di un professionista, nuove risorse per affrontare la nuova situazione.

Papà, aprire il vostro cuore non vi rende deboli! La fragilità che può accompagnare un momento di così grande cambiamento va accettata, e si può trasformare in nuova energia da impiegare nella famiglia. Un grande atto di coraggio può essere proprio quello di ammettere che si ha bisogno di aiuto! Un gran investimento per se stessi, per il presente, per il futuro e per il bene del proprio sistema familiare.

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