>GENDER DISAPPOINTMENT PT. 2
“Aspetto un maschio ma volevo tanto una femmina!”
Continuiamo a parlare di “gender disappointment”, ovvero di uno stato di malessere, delusione, dispiacere, che possono provare i genitori quando scoprono che il sesso del loro bambino risulta essere diverso da quello che desideravano. Nel precedente articolo abbiamo riflettuto su come questo stato emotivo vada compreso e legittimato, e su quanto sia determinato dalle aspettative proprie, altrui o anche da rapporti difficili con i propri genitori.
La paura è che certi vissuti possano infatti riproporsi nella situazione attuale con il proprio di figlio. Questo comporta una serie di emozioni contrastanti, tra cui il senso di colpa. Esso, anche solo per provare tale ambivalenza, può essere davvero grande, per questo motivo è utile poter fare un lavoro insieme.
Un percorso di elaborazione, accettazione e acquisizione di una nuova consapevolezza darà grandi risultati. Come sempre il mio focus sono le mamme, è a loro che mi rivolgo nel mio lavoro quotidiano, ed è il loro punto di vista che voglio prendere in considerazione.
Questione di genere: volevo una femmina e invece è maschio!
Nel mio approfondire la tematica del gender disappointment, ho potuto, attraverso le testimonianze reali di molte mamme, poter fare qualche deduzione ulteriore. Nella maggior parte dei casi, quando mi veniva riportata una delusione per la scoperta del sesso del proprio figlio, tendenzialmente emergeva che il sesso privilegiato era la femmina. Questo sia come primo figlio, sia per una seconda gravidanza.
“Poverina un altro maschio!”
“Aspetti un bambino? Dai chissà che la seconda sia una femmina, te lo auguro.”
“Ora che hai avuto la femmina, per il prossimo va bene tutto.”
“Chissà che almeno con il terzo tu sia più fortunata, se no auguri un altro maschio!”.
Il sesso preferibile, più desiderabile, più auspicabile, pare essere quello femminile. Sono delle convinzioni, dei pensieri che, a meno che le mamme non sentano come propri per preferenze personali, si subiscono passivamente. Sono i classici commenti non richiesti, fuori luogo, che lasciano sempre un po’ spiazzate, a disagio e non indifferenti. A volte sono stereotipi, luoghi comuni, retaggi culturali e sociali che inevitabilmente un po’ ci influenzano e condizionano nei nostri pensieri, talvolta sono punti di vista che ci appartengono personalmente.
Dietro al desiderio di avere una figlia femmina
Cerchiamo ora di capire cosa può star dietro all’idea per cui avere una figlia femmina sia preferibile rispetto ad avere un maschio. Per una mamma avere una figlia femmina potrebbe sembrare garanzia di maggior “facilità” di gestione. Il fatto di avere a che fare con un individuo dello stesso sesso, porterebbe a muoversi in un range “conosciuto”, e questo pare dia senso maggiore di sicurezza.
Il simile a sé rassicura, il nuovo, lo sconosciuto, il diverso da sè, spaventa. Un altro aspetto da non sottovalutare è il luogo comune per cui le bambine sarebbero più mansuete, calme, buone come indole e temperamento rispetto ai maschi, ritenuti tendenzialmente molto più vivaci, fisici e quindi impegnativi e difficili da gestire. L’immaginario comune tende a vedere le bambine come delle bamboline dolci e delicate, perfette per le loro mamme, mentre i maschi come dei birbanti mai fermi e più complicati da contenere.
Potremmo ipotizzare che il desiderare una figlia femmina sia anche riflesso di un bisogno narcisistico di proiezione di se stesse. È come se la mamma vedesse nella figlia un prolungamento di sé. Crescere una figlia femmina per una mamma potrebbe significare rispecchiarsi in lei: vederla affrontare alcune tappe di vita standole accanto, è come fosse un ripercorrere le proprie, e avere in un certo modo una seconda occasione.
Molte mamme quindi nel loro sognare una femmina, ricercano in qualche modo loro stesse, il loro essere e sentirsi donna. Avere una figlia femmina fa pensare ad uno scenario futuro di maggior condivisione, intimità, confidenze, complicità. Una figlia femmina inoltre è maggiormente associata al concetto di “cura” per il domani. Pensando a quando loro stesse come mamme saranno anziane, vi è la credenza che una figlia femmina sarà più predisposta, capace, portata a prendersi cura di loro e a fornire loro assistenza nel momento del bisogno.
Maschio? Femmina? Che importa! Ogni bambino è un mondo a parte
Sono tutti pensieri e astrazioni che, il più delle volte, si rivelano infondati e vengono smentiti poi dall’impatto con la vera realtà dei fatti che rivela il contrario. Per concludere possiamo dire che sarebbe meglio non ingabbiare i bambini, già dalla gravidanza, in luoghi comuni che inevitabilmente influenzeranno le loro scelte e preferenze.
Ogni bambino è frutto di tante cose: del suo carattere, della sua indole, ma anche di come viene cresciuto, degli stimoli che riceve, delle persone con cui avrà modo di rapportarsi, della realtà e del contesto in cui viene inserito. Cerchiamo di prendere consapevolezza di questi stereotipi che portano a considerare i maschi in un modo e le femmine in un altro, incastrandoli in una serie di preconcetti che spessissimo non hanno riscontro nella realtà, perché davvero il più delle volte le esperienze non fanno altro che smentire tutto questo.
Il punto è proprio riconoscerli in quanto tali, prenderne in un certo senso le distanze o dargli il piccolo-giusto peso che meritano e concedere a noi stesse come mamme e ai nostri bambini di essere liberi di sviluppare una propria e personale esperienza, senza condizionamenti esterni, che sia diversa, unica, ineguagliabile e allo stesso tempo imprevedibile.
Emozioni e maternità: abbiate cura del vostro sentire

La parte più bella, e allo stesso tempo più difficile della maternità, è il fatto che mette alla prova continuamente, che spinge ad un costante riadattamento sulla base dell’evoluzione del bambino e anche di te stessa come madre. I pensieri e le emozioni sono tante, a volte si accavallano confusi, a volte ci sovrastano, altre volte ci sorprendono in positivo o in negativo.
L’importante è prenderne atto, godersi la meravigliosità di questo cammino di scoperta, tra alti e
bassi, salite e discese, immerse in un contesto a volte difficile, sempre pronto a giudicare e commentare. Non dimenticate mai di prendervi cura di voi stesse e di chiedere aiuto quando ne avvertite il bisogno: se volete tutelare le persone che amate, in questo caso i vostri figli, partite sempre da voi.
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