La magia è una argomento molto dibattuto ma, per capire perché desta tanta curiosità, è necessario fare un tuffo nella storia dell’umanità. Parliamo della Strega: il significato e la figura della Strega e della sua etimologia, è mutato nel tempo. Esso cambia a seconda del territorio, della cultura e del ruolo in cui opera. Rimanendo nel panorama Europeo, il territorio di cui facciamo parte e la radice culturale che ci caratterizza, la Strega diviene una figura quasi “mitica”.
Basti pensare che viene associata spesso, ed erroneamente, ad un demone! L’etimologia del nome è pressoché conosciuta: deriva da “strigae” o “strige” e rimanda ad un “uccello notturno”. La sua Opera maligna viene senza alcun dubbio rafforzata, successivamente, dall’ingresso della religione monoteista, senza dimenticare che già nel periodo Ellenico, il pensiero nei confronti della stregoneria era ambiguo. Voglio rimanere in questo territorio ed in questa epoca, seppur largamente, poiché il concetto di Paganesimo in cui oggi si è abituati ad inserire la strega, è ampio.

Voglio chiarire una cosa, prima di proseguire, e lo farò attraverso tre domande:
1. Nell’epoca Greco-Romana, vi erano donne e uomini che praticando magia, venivano chiamati indiscutibilmente streghe o stregoni? NO.
2. Quest’ultimi si riunivano tranquillamente in gruppi e praticavano stregoneria alla luce del giorno? NO.
3. Le donne e gli uomini che curavano con le erbe, in questo spaccato storico, erano chiamati Herbani? NO.
Erano chiamate e chiamati, al massimo, “farmacoi”.
Realtà religiosa e arte della magia

In primis è bene saper distinguere la realtà religiosa dall’arte della magia, che va solo ad inserirsi all’interno di un contesto culturale e religioso. Nella realtà religiosa esistono delle leggi e, all’interno di esse, troviamo coloro che svolgevano l’attività di mago, o praticavano magia. Non erano “streghe” o “stregoni” , ma maghi, o “magoi”, un termine babilonese proveniente dal pensiero orientale. Questa figura emerse solo successivamente nella cultura greco-romana, e in alcune tradizioni era rappresentata dal sacerdote o dalla sacerdotessa.Ecco quindi che parliamo di religione, non di stregoneria!
Benché entrambe le figure svolgono il servizio di “tramite” o “canale” troviamo comunque due modalità socio-culturali diverse in cui svolgono quest’attività. La strega la troviamo ai margini ma al servizio della comunità tutta, mentre il mago, studioso e praticante di magia, lo troviamo al servizio della comunità pagato da un singolo e qui si delinea benissimo la distinzione delle diverse figure all’interno dell’arte divina. Anche l’associazione strega-lavoro con le divinità tutte, è storicamente errato. In una gerarchia, poiché le gerarchie esistono in tutti i maggiori culti e religioni, nonché all’interno delle comunità e tribu’, la divinità rappresenta l’energia “massima”: in questo l’arte della stregoneria non fa eccezione.
Chi era la strega nel mondo classico?
La Strega era vista come colei che agiva al di fuori del volere divino, che fabbricava farmaci e veleni, a Roma soprattutto. Era una figura completamente scollegata dall’immaginario collettivo che abbiamo avuto dall’epoca delle persecuzioni fino all’insorgere della Wicca, dove la magia diventa un macro-insieme in cui ritroviamo anche l’arte della magia.
Ma entriamo nello specifico di: COS’È LA STREGA? La strega è un “ponte” tra i mondi e quando si fa “portale” interscambia energie e messaggi attraverso entità , attraverso il suo daimon, attraverso gli spiriti minori, gli spiriti naturali in cui lei è a tutti gli effetti l’ultima portavoce, essendo l’unica terrena. Essa incarna una figura che aiuta i messaggi e le energie, in linea generale, a muoversi. La strega permette il contatto diretto tra terra, altri mondi e natura attraverso, per mezzo e volere, di entità o divinità locali. È stata l’umanità che ha poi collegato tutto ciò anche alle divinità più disparate!
Il termine “strega” come lo intendiamo oggi, viene portato in essere tra il 1200 e il 1800 circa d.C. per cui ha poco senso inserirla in contesti in cui questa figura sembri vivere in perfetta armonia all’interno di tutti i contesti religiosi, culti e pantheon.
La magia come bisogno di identificarsi
Questo voler a tutti costi la magia come azione naturale da prelevare dalle più disparate culture, nasce dal bisogno umano moderno di identificarsi e generalizzare laddove ci si accorge di vivere in una cultura debole e non comunitaria. Vi dice qualcosa tutto ciò? Del resto la nostra società è proprio cosi. L’attrazione per la magia nasce dal richiamo orientale: esso è affascinante, esotico ed esoterico, ma di cui non si sa nulla perché non fa parte della nostra cultura e della nostra crescita sin dalla nascita.
Per riconquistare questa natura, sopravvissuta solo nel folklore dell’entroterra regionale, seppur ormai quasi tutto modificato dal sincretismo monoteista, ci si va ad avvalere da ciò che è esterno a noi poiché le nostre regole e norme della religiose non hanno dato un valido contributo. Al contrario, hanno allontanato la concezione di comunità solida. Quindi il singolo in questo scenario si sente solo, non utile, non speciale, ma costretto a sottostare a regole comunitarie di una comunità che non esiste. Regole non funzionali al benessere e all’equilibrio e alla salvaguardia del proprio potere culturale.
L’individuo moderno non si riconosce in questo, e sente il bisogno di cercare la sua natura altrove. Non essendo abituato, tuttavia, a difendere le proprie radici e portare avanti un dna per lo più coloniale, tende spesso ad appropriarsi indebitamente di pratiche di altre culture. Ecco che viene preso persino l’archetipo della strega, e viene cucito su di una realtà mai esistita, facendolo passare come uno spaccato storico realmente avvenuto. Questa manovra da una parte ci appaga solo in modo superficiale e per i più è sufficiente, dall’altra non ci farà mai raggiungere l’obbiettivo cardine per cui si intraprende il percorso della stregoneria.
La magia: un potenziale nascosto per il nostro percorso evolutivo

Non accettare neanche le sfumature più buie della nostra cultura, non ci condurrà in nessun campo realmente evolutivo, ma si fermerà all’apparenza, non darà la possibilità all’individio di riscoprire i propri sensi, ma solo di portare avanti una narrativa dettata dal proprio ego, dal proprio egoismo, e purtroppo, anche dalla propria ignoranza.
Non si riuscirà, per concludere, a comprendere che la Strega è una persona che dall’Io, passa necessariamente al “Noi”, quindi al darsi, all’offrirsi come canale tra i mondi attraverso il suo conoscere e sapere del territorio da cui proviene e non capire questo concetto fondamentale andrà soltanto a legittimare il proprio libero arbitrio attraverso una destrutturazione di ciò che effettivamente questa figura è.
Un conto è la realtà, un conto la fantasia.