Consapevole

PIANGERE O NON PIANGERE? QUESTO È IL DILEMMA!

Autrice: Claudia Sara
Articolo

Marzo 28, 2022

Piangere favorisce il benessere psicofisico: oggi, nonostante i diversi pareri scientifici e le teorizzazioni spesso contrapposte, questa è una certezza.
In che senso, direte voi?
Vieni con me alla scoperta di questa “valle di lacrime” e inizia ad interrogarti sul tuo rapporto con il pianto.

 

 

 

Piangere è fondamentale per l’essere umano: siamo l’unica specie vivente che utilizza le lacrime come forma espressiva della propria emotività. Quando piangiamo stiamo comunicando qualcosa e questa comunicazione può avere come destinatario o l’Altro o noi stessi.

Il pianto nel mondo

In Giappone esistono già da qualche anno i “Crying club”, locali nei quali piangere insieme a degli sconosciuti mentre si guardano film “strappalacrime”, e sono diversi i colleghi nipponici che utilizzano la “Crying therapy” come terapia psicologica consolidata, nella quale si aiutano le persone ad abbandonarsi a pianti liberatori.
In Spagna hanno recentemente inaugurato “la stanza del pianto” (La LlolerÍa), un piccolo spazio in cui si può piangere o chiamare qualcuno (un amico, un parente o uno psicologo) quando si è tristi e sotto stress.
Queste iniziative ci suggeriscono quanto piangere sia importante per l’uomo ma sottolineano implicitamente quanto sia ancora difficile avere confidenza con questa manifestazione emotiva ed integrarla nella propria quotidianità.

Piangere è un universale umano

Nasciamo piangendo e da neonati usiamo questa modalità espressiva per comunicare al mondo i nostri bisogni, i dolori che proviamo e le nostre paure. Piangere è un’azione che accompagna molti dei momenti importanti della nostra vita: le svolte, le delusioni, i lutti e le soddisfazioni più grandi.

Nei primi anni di vita il pianto ha una funzione squisitamente inter-personale ma con il progredire dello sviluppo emotivo, tale manifestazione assume anche una funzione intra-personale. Da adulti il pianto non è più solo un modo per comunicare qualcosa agli altri, ma diventa uno strumento di auto-conoscenza, consapevolezza e catarsi. Per quanto negli anni si sia passati da un’accezione negativa del pianto, inizialmente considerato come segno di debolezza e fragilità, ad un’accezione positiva, sono ancora molte le difficoltà connesse alla libera espressione di questo comportamento.

Ognuno piange a modo suo

Non tutti piangiamo allo stesso modo e con la stessa frequenza ed è per questo che negli anni sono stati tantissimi gli studi di psicologia del pianto dedicati all’osservazione di questo comportamento. I risultati non sono concordi, e non è facile destreggiarsi tra le diverse teorie esistenti, ma dal mio punto di vista due cose sono certe anzi, certissime:

  • Il pianto può rivelarci molto di noi stessi
  • Lasciarsi andare spaventa, per questo spesso evitiamo di farlo

Tu che rapporto hai con il pianto? 
Lo assecondi quando senti che sta arrivando o fai il possibile per reprimerlo e rimandarlo “giù”?

Il pianto parla di te

Di solito nel mio studio incontro due tipologie di persone: chi si lascia andare al pianto già al primo incontro, faticando a gestire l’emotività e lasciando che prenda il sopravvento sul racconto, e chi invece si trattiene e non permette che la lucida razionalità venga meno, se non dopo aver creato un legame di fiducia. Entrambe le modalità raccontano qualcosa della persona che ho di fronte. Questo perchè il modo in cui piangiamo o evitiamo di farlo dice molto di chi siamo, di come viviamo e del nostro modo di affrontare ciò che ci accade. Ci sono persone che piangono poco e persone che piangono molto o troppo; persone che piangono solo nella propria intimità, persone che piangono quando ne sentono il bisogno, e poi c’è chi non piange quasi mai.

E tu?
Cosa dice il tuo pianto di te?

È proibito piangere senza imparare

Alfredo Cuervo Barrero

 

Non sono d’accordo con chi sostiene che il pianto sia una debolezza e che non abbia alcuna utilità. Se a volte ci viene da piangere è perchè in quel momento abbiamo bisogno di farlo! Non importa che si tratti del pianto di gioia per la nascita di nostro figlio o del pianto di tristezza per una mancanza o una delusione. Ciò che conta è imparare ad ascoltarsi e assecondare ciò che si prova.

Piangere serve, eccome!

Il pianto aiuta a:

  • Regolare le emozioni (ha un effetto calmante).
  • Ridurre lo stress psico-fisico (elimina le tossine presenti nel corpo).
  • Modulare la risposta somatica allo stress.
  • Migliorare l’auto-consapevolezza.

Gli studi dicono che le persone che sanno piangere gestiscono meglio la propria emotività, sono meno stressate e più consapevoli di ciò che desiderano, e sono meno soggette a patologie somatiche. Prova a fozalizzarti sul modo in cui ti senti dopo aver pianto. Se ti senti meglio e con una visione più chiara dei tuoi pensieri, non è un caso.

Dal pianto puoi sempre imparare qualcosa.

 

Costi e benefici emotivi

Spesso non piangiamo perchè proviamo vergogna e temiamo di essere giudicati. Ma da cosa dipendono questi pensieri? Ancora una volta la risposta è dentro di noi ed è frutto della nostra storia e dei legami che abbiamo interiorizzato dalla nascita ad oggi. Prova a pensare al tuo rapporto con il pianto in termini di costi e benefici emotivi. Cosa guadagni dal trattenere le lacrime? Quanto è cara per te questa strategia?

Prova poi ad immaginare cosa guadagneresti dal lasciarti andare e quali sarebbero i costi da pagare per questa scelta?Reprimere ciò che senti non può essere la strada giusta per te.

Rifletti sul tuo modo di piangere

 

Se fatichi a piangere e vuoi capirci di più, prova a fare questo esercizio:

Siediti in un luogo in cui ti senti a tuo agio (anche all’aperto) e ritagliati un momento per rispondere a queste domande:

  • Da quando vivo questa fatica? E’ così da sempre o qualcosa è cambiato?
  • Dove e da chi ho imparato questa strategia?
  • A cosa mi è stata utile in passato e a cosa mi serve oggi?

Segnati le risposte e riguardale nei prossimi giorni. Lascia che la porta della consapevolezza emotiva si apra lentamente e ti mostri cosa si nasconde dietro, per facilitarti ti ho evidenziato il collegamento all’articolo in cui capiamo proprio cos’è la consapevolezza emotiva.

Se hai bisogno di una guida io sono qui per te. Contattami, e raccontami di te!

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