Rabbia: immaginatela lì, sul tavolo di un obitorio. Lo so, è un immagine un po’ macabra e dissacrante per un emozione, ma con questa metafora voglio portarvi a fare un viaggio esplorativo e conoscitivo all’interno di questo complicato SENTIRE che chiamiamo RABBIA. Un viaggio nelle sue viscere e nell’anima, oscillando tra corpo e mente.
Le origini della rabbia: ecco cosa ci hanno inculcato
“MI DEVO ARRABBIARE?”
In questa frase di apertura sembra esserci una domanda ingannevole e ambigua: da un punto di vista sociale, probabilmente in maniera istintiva, la prima risposta a far capolino dalla nostra bocca è: “NO, non ti DEVI arrabbiare.” Questa risposta è figlia dei nostri tempi, della malae-ducazione affettiva e della società.
Ci hanno insegnato a non arrabbiarci, a non mostrare la rabbia; la società ci dice che siamo più belli e performanti con il sorriso e la calma (un po’ di grinta va bene, ma non troppa perché potrebbe essere confusa con l’aggressività). Ci hanno insegnato a scappare dalla rabbia, ad averne così tanto timore reverenziale che facciamo una gran fatica a SENTIRE questa emozione. Ci hanno insegnato che quando ci relazioniamo con l’altro è bene non “infervorarci” troppo nelle discussioni: NO, nelle discussioni non ci dobbiamo arrabbiare, se subiamo un torto NON ci dobbiamo arrabbiare. Dobbiamo respirare, meditare e calmarci SUBITO.
Senza arrabbiarci, perché la rabbia non serve a nulla.
Uno scopo evolutivo per ogni emozione, anche per la rabbia!
Quante frasi motivazionali troviamo scritte qua e là, che ci esortano a resistere alle arrabbiature? Si tratta di un concetto fuorviante e distante dall’identità dell’emozione Rabbia. Le emozioni sono reazioni fisiologiche dell’organismo ed ognuna serve ad uno scopo ben preciso: uno scopo evolutivo. Ebbene si! La rabbia ci migliora, ci fa crescere, ci attiva e quindi ci aiuta ad essere più attenti e ad individuare più facilmente quello che non va o che per noi è dannoso, nocivo, disfunzionale.
La rabbia ci serve a crescere e ad esprimere i nostri bisogni.
Impariamo dai bambini: rabbia e identità

Grazie a questa emozione, ci definiamo sul piano della nostra identità. Se contestualizziamo la rabbia nel periodo dell’infanzia, pensiamo ai “terrible two”, i cosiddetti “terribili due anni”: esplosioni di NO e di rabbia per affermare i propri bisogni, la propria autonomia, la propria identità. Quanta rabbia naturale, adattiva e funzionale ci esplode tra le mani se siamo genitori, nonni, educatori, zii, spettatori: uno spettacolo della natura! Ci affermiamo in modo adattivo e funzionale, quindi SI, ci dobbiamo arrabbiare!
Possiamo assolutamente concederci di SENTIRE questa rabbia; dobbiamo permetterci di SENTIRLA.
La voce: definire la rabbia con le parole
Collera, ira, furore: ecco alcuni tra i termini che descrivono le parti più intense correlate a questa emozione. Fastidio, irritazione, impazienza, sono termini che invece descrivono gli aspetti più lievi, ma non per questo meno importanti.
“Sono arrabbiato!”
“Mi sento esplodere!”
“Ho voglia di urlare fortissimo!”
“Sto per esplodere!”
“Sono furiosa!”
Queste sono solo alcune delle frasi che pensiamo o diciamo quando CI SENTIAMO arrabbiati. Sono solo la punta dell’iceberg, quel blocco di ghiaccio che emerge dall’oceano-mare delle nostre emozioni, quando affiorano e diventano visibili, quasi tangibili, manifeste.
Le emozioni sommerse: ciò che metti a tacere è un pericoloso boomerang
Poi c’è il sommerso, e con questo termine intendo tutto quel sottobosco che difficilmente vediamo e percepiamo distintamente; quante volte infatti ci capita di sentirci come un vulcano, di sentirci “in ebollizione”. Come chiamiamo tutto ciò? Nervoso, giornata storta, confusione, e poi la nostra frase preferita: “NESSUNO MI CAPISCE”. Quante volte non diamo un nome a questa emozione! Rabbia, detta anche l’innominabile. Quando combattiamo con le nostre emozioni, come se poi fossero loro le nostre nemiche, e quando cerchiamo di allontanarle con tutte le nostre forze e infinite difese, pregando di non SENTIRLE, dovremmo in realtà far suonare un campanello di allarme.
Avete presente l’orologio del Bianconiglio in Alice nel paese delle meraviglie? Proprio così! Perché ogni emozione
zittita e nascosta è come un boomerang: corpo e mente sono inscindibilmente connessi da un legame molto stretto, e l’uno influenza l’altro.
Cosa succede quando mi arrabbio? Cosa mi succede se NON mi arrabbio? Due banali domande che però spesso non ci poniamo oppure fatichiamo a farci.
Anatomia: riconoscere i segnali del corpo arrabbiato
Abbiamo parlato di attivazione fisiologica di un corpo arrabbiato, infatti quando questa emozione viene a trovarci, cominciamo a provare intense sensazioni, quasi esplosive.Questo perché il cuore comincia a battere forte, la temperatura corporea aumenta (diventiamo rossi dalla rabbia), il sangue affluisce soprattutto nella parte alta del corpo, possiamo avere la sensazione di avere mani e testa “infuocati”, a volte anche i piedi. Sentiamo crescere in noi una bomba di fuoco che vorremmo far uscire come il draghetto Grisù. Altri segnali possono essere una maggiore tensione facciale (sopracciglia aggrottate, tensione dei muscoli della mascella, labbra serrate).
Quando siamo arrabbiati ci muoviamo scattosi e veloci, tutti i muscoli tendono ad irrigidirsi facendoci apparire con una postura molto più rigida; anche il tono della voce cambia e diventa più aspro e alto.
Rabbia, io ti reprimo!
Il silenzio, poi il boatoParole non dette e parole esplose: ricordiamoci che, sul tavolo delle autopsie, si guarda proprio tutto, anche le parti più scomode e nascoste. Quelle parti che ad occhio nudo, che ad una prima visione d’insieme scivolerebbero via inosservate o verrebbero nascoste da aspetti più dirompenti. Quando la voce non esce, quando è soffocata dal raziocinio, dalla paura di perdere il controllo, dal terrore di apparire “cattivi” o “pazzi”, allora lì per fortuna il corpo ci salva.
Il corpo da voce a quelle parole mai dette, a quelle sensazioni che ci siamo vietati di esprimere.
Inghiottire la rabbia fa male, urlarla e brandirla in modo aggressivo ha lo stesso effetto: digestione, nausea, reflusso, gastrite, cefalea. Potrebbero essere tutti esempi di come a volte gestiamo situazioni che ci fanno arrabbiare, soprattutto quando non ci permettiamo di sentirla questa rabbia, libera, pura e trasparente; sentire la rabbia senza sentirci in colpa, senza pensare di essere delle “brutte persone”.
Sono solo pochi esempi di come il corpo può parlare al posto delle parole e dei pensieri manifesti. Non è questo il momento di parlarvi di quante connessioni e interconnessioni vi siano tra mente e corpo, ma un piccolo accenno a cosa succede quando si “somatizza” la rabbia era doveroso. Ora chiedo a te, che leggi questo articolo: la SENTI la tua rabbia?
Sei CONSAPEVOLE di ciò che ti sta mostrando? Perché nasce? Perché è lì?
Ne possiamo parlare assieme se vuoi, ma prima un doveroso messaggio: concediti di sentirla, sei una persona meravigliosa anche quando sei arrabbiata!