Consapevole

RESILIENZA: COSA SIGNIFICA?

Autrice: Claudia Sara
Articolo

Febbraio 22, 2022

“TU SEI RESILIENTE E NON LO SAI…”
“Hanno cercato di seppellirmi ma non sapevano che io sono un seme”.

Diceva così un proverbio messicano, e oggi prendo queste parole in prestito per parlarti di “Resilienza”.
Penserai che noi psicologi ne siamo un po’ ossessionati e forse hai ragione.
Nel mio lavoro e negli anni della formazione, ho raccolto storie di dolore e sofferenza, ne ho custodito le emozioni più segrete e ho fatto tesoro della potenza e volontà di ogni persona incontrata.

Ho viaggiato con una sportina nella quale adagiavo ogni semino che il vento conduceva a me.
Ogni storia mi parlava di resilienza ma spesso la persona che avevo di fronte non ne era consapevole, non aveva avuto occasione di riconoscerla dentro di sé, di ben coltivarla e di investirci nel corso della propria vita.

Cos’è davvero la resilienza?

Inserendo questo termine su Google troverai all’incirca 4.000.000 di risultati.
Si, perchè la resilienza non nasce in ambito psicologico ed oggi vanta numerosissimi campi di applicazione, dall’ecologia, all’informatica, passando per l’ingegneria e la biologia.
La sua importanza in psicologia venne riconosciuta solo successivamente, grazie agli studi e alle ricerche sperimentali di alcuni neuropsicologi e sociologi europei negli anni ’50 del secolo scorso.
Originariamente questo termine nasce per indicare: “La capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”.
“Resilienza” deriva dal latino “resilire” che significa “rimbalzare/saltare indietro”. Dalla metallurgia alla psicologia il salto è semplice, vero?

Boris Cyrulnik, famoso neuropsichiatra Francese fu il primo a parlare di resilienza grazie ad uno studio
sistematico su un campione di bambini che avevano subito traumi gravissimi nell’infanzia. Cosa emerse
dalle sue osservazioni? Cyrulnik arrivò alla conclusione che le sofferenze in tenera età non avevano il potere di segnare per
sempre il destino di quei bambini, e che quindi per molti di loro vi era la possibilità di diventare adulti
felici, equilibrati, e di raggiungere degli obiettivi importanti nel prossimo futuro.

Tutti nasciamo con il seme della resilienza

 

 

Immagino che tu abbia già sentito parlare di resilienza, ma che comunque tu ne sia ancora attratta e
incuriosita.
E’ così?
Ti capisco sai, anch’io ne sono affascinata ed è una delle caratteristiche umane che più mi incuriosisce. Fortunatamente negli ultimi anni questa parola è “sgattaiolata” fuori dalle stanze della terapia ed ha iniziato ad essere “masticata” anche dai noi addetti ai lavori.
Ma siamo sicuri che la sua diffusione coincida con la comprensione di cosa significhi davvero? In psicologia la resilienza viene considerata come una funzione psichica mutevole nel corso della vita. Quindi tutti nasciamo con “il seme della resilienza”. Questo seme cresce e si sviluppa con noi, influenzato dal:

  • Tipo di terreno: le relazioni e i contesti che viviamo e che formano la nostra personalità;
  • Tempo e dalle condizioni metereologiche: gli anni che passano e le esperienze (più o meno traumatiche) che viviamo.
  • Dalle mani che lo curano e innaffiano: la disponibilità e le competenze delle figure di riferimento
    alle quali ci affidiamo nel corso della vita e che rispondono ai nostri bisogni;

Hai mai pensato alla resilienza in questi termini? Se la consideri come un seme, quanto e come pensi che
si sia sviluppata dentro di te?

Scopri se sei una persona resiliente

Sei una persona resiliente se:

  • Riesci o sei riuscita ad adattarti ai cambiamenti della tua vita. Non hai evitato i colpi ma li hai
    accolti e attutiti;
  • Sei stata capace di far fronte a degli eventi traumatici. Ti sei rialzata a testa alta nonostante il
    dolore e le ferite indelebili;
  • Hai riorganizzato la tua vita in modo positivo restando sensibile alle opportunità e senza perdere
    la tua qualità umana. Non ti sei inaridita ma ti sei migliorata come persona;
  • Resisti/hai resistito alle avversità e sei riuscita a dare nuovo slancio alla tua esistenza, raggiungendo mete ed obiettivi importanti che prima consideravi inimmaginabili.

Ti riconosci in questo ritratto? Quanto di te rivedi leggendo le parole dell’ elenco?

La resilienza riguarda tutti noi

 

Comunemente siamo portati a pensare che la resilienza riguardi solo chi ha subito gravi traumi: lutti
precoci, abusi, maltrattamenti, catastrofi naturali, incidenti. Questo perchè tale concetto è stato sistematizzato così, attraverso lo studio di persone che avevano una storia fortemente traumatica alle spalle. Ma è importante non cadere in questo errore.

La resilienza riguarda tutti noi; In modi e sfumature diverse certo, ma è una qualità squisitamente umana e fondamentale per ogni individuo. Siamo essere resilienti e sperimentiamo questa capacità infinite volte nel corso della vita, spesso senza riconoscerle il giusto valore.

La società in cui viviamo dà per scontato che si debba reagire ad un lutto, rialzarsi dopo un divorzio,
trovare lavoro dopo un licenziamento, ma che fine ha fatto lo sforzo? La valorizzazione della fatica e delle energie spese? Il riconoscimento della forza di volontà e della determinazione impiegate nel rispondere ai cambiamenti?

Ti sarà capitato moltissime volte di reagire con forza, volontà e determinazione a qualcosa di negativo ma
di renderti conto della sfida superata e degli obiettivi raggiunti solo dopo, a posteriori. In quel momento non ti consideravi una persona resiliente ma eri semplicemente qualcuno che stava reagendo come era giusto che si facesse, senza perderti in chiacchiere e senza indossare i panni della “vittima” e della “poverina” per un tempo troppo lungo. Dopo tutto cosa sarà mai perdere il lavoro rispetto a chi ha vissuto “dei veri drammi”?!

Non esistono difficoltà di serie A e di serie B

Lascia che ti dica una cosa importante: anche tu sei una persona resiliente! Tutti lo siamo.
Credi di non esserlo o di non esserlo abbastanza, ma lo sei, ed è giusto che tu ti riconosca questa competenza senza sminuirti.

Sicuramente ci sono persone che nella vita sono state costrette ad “allenare” di più la propria resilienza. Sono “Le fenici”, quelle persone che dopo aver toccato il fondo si sono rialzate, nascendo di nuovo dalle ceneri, e alle quali noi guardiamo con occhi di stupore e ammirazione. Sono creature rare, mitologiche e difficili da incontrare.

Ma perchè dobbiamo pensare che ci sia qualcosa da cui sia più normale rialzarsi e qualcosa da cui sia più faticoso farlo? Perchè dobbiamo classificare e giudicare le difficoltà e il dolore che ciascuno di noi vive? Te lo dico sinceramente, io non me la sento di farlo e forse ti troverai in disaccordo. La mia non è una presa di posizione idealista ma il frutto di una consapevolezza maturata negli anni.

Sono convinta che ogni dolore, ogni cambiamento, meriti di essere considerato per come la persona lo vive e per l’impatto che questo ha avuto sulla sua vita, a prescindere dall’entità e dall’etichetta usata per
riconoscerlo. Ogni cambiamento è diverso così come la persona che lo vive. Allo stesso modo ogni resilienza è diversa
perché racconta storie uniche.

Prenditi cura del tue seme

Ogni seme è unico a modo suo.

Ogni sfida che vivi, ogni cambiamento, ogni dolore che attraversi raccontano della tua resilienza. Tutto parla della tua capacità di reagire, della tue determinazione e decisione, della tua forza e delle tue immense potenzialità.
Se alla mia precedente domanda: “Ti riconosci in questo ritratto?” avevi risposto con un “No, non sono
una persona resiliente”
torna indietro.
Rileggi quell’elenco e trova il tuo “seme di resilienza”.

E’ lì, devi solo vederlo, raccoglierlo e prendertene cura.

Puoi aiutarlo a crescere di più se pensi che qualcosa ne abbia impedito la piena fioritura. Ricominciare ad
innaffiarlo se l’hai trascurato, e scegliere con cura le mani che lo accudiranno da qui in avanti. C’è una frase che ho sentito in un famoso podcast (“Educare con calma”) qualche giorno fa e che ancora
mi scorre dentro; dice più o meno così: “Rinasci e cambia nella vita; fallo così tante volte da far sì che le
persone intorno a te arrivino a non riconoscerti più e a conoscerti di nuovo ogni giorno…”
.

Io credo che tu che stai leggendo sei una fenice, ma forse, ancora, non lo sai!

 

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