“Vedere un mondo in un granello di sabbia e un cielo in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo della tua mano e l’eternità in un’ora” (W. Blake)
In queste parole si respira l’aria di libertà, leggerezza, curiosità ed avventura. Quante volte ti sei detta che vorresti sentirti così?
Se ci sei riuscita sai quanto potenti sono tutte queste sensazioni e quanto queste pause di ben-essere ti possono fare da propulsore nei momenti bui. Luce e buio, sempre presenti nella nostra vita, anche se tendono ad insegnarci la corsa verso la luce e l’idea che la luce si possa “tenere” sempre con sé. Se cresciamo pensando che ciò sia vero, sicuramente cadremo a rotoloni prima o poi, e probabilmente sperimenteremo frustrazione, impotenza insoddisfazione.
Non possiamo essere sempre felici: fai pace con il tuo vissuto

Proprio così, non possiamo essere “sempre” felici.
Non possiamo evitare che ci accadano delle cose spiacevoli, all’interno di una relazione, che sia amorosa, amicale o di altro tipo, dobbiamo mettere in preventivo la possibilità di venire feriti o di ferire a nostra volta, spesso nella vita faremo pezzetti di strada abbracciati ad errori, rimorsi e rimpianti; quindi ci rendiamo conto di quanto sia una farsa la storia della ricerca della felicità, del “se vuoi puoi”, che se fosse vera saremmo tutti alle Maldive, beatamente sdraiati. Su cosa voglio farti riflettere in questo articolo?
Voglio che sia uno spunto se sei indecisa e non sai se prenderti cura di te. Se tutto è paura, insicurezza e buio, voglio che tu pensi, almeno nello spazio di queste righe, che potresti vedere le cose diversamente. E come dice Federica Milli:
“Fai pace con te stessa e concediti una tregua. Crea uno spazio tra quel punto esclamativo e quel punto di domanda e in quello spazio li, riscrivi la tua giornata. O la tua storia.”
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Raccontarsi la propria storia: parola d’ordine SINCERITÀ
Sii più sincera possibile, poche frasi o un breve paragrafo per mettere nero su bianco la tua storia. Può essere la storia della tua vita, può essere l’ultima storia di vita che hai vissuto, non ci sono regole, prendi un foglio e scrivi la tua storia. Poi torna qui.
Come ti senti? Soddisfatta? Arrabbiata? Impaurita? Probabilmente ti senti “emotivamente attivata”, bada bene che anche un freezing ti parla di te. Dopo questo esercizio potresti sentire delle forti emozioni ma anche un congelamento totale. Abbiamo già parlato del potere della scrittura con la Dott.ssa Marica Montereale nel suo articolo LA SCRITTURA: UNA TERAPIA A COSTO ZERO
In questo esercizio possono emergere i brutti ricordi del passato o i nodi del presente, spesso anche i desideri e le speranze per il futuro. Ci sono storie di vita che iniziano dalla nascita, storie di vita che iniziano dalla morte (un lutto, una separazione, una perdita), altre che iniziano da un trauma (un incidente, una malattia). Ho ascoltato e letto racconti di vita che sembrano iniziare da un lieto evento ma poi si schiantano in un frullato di emozioni incomprensibili (un matrimonio, un nuovo lavoro, la nascita di un figlio), e poi storie che non sanno da dove iniziare perché forse affondano le loro radici in antenati più o meno conosciuti.
Ci sono storie di vita che non si possono ancora raccontare o semplicemente grandi punti di domanda che non si trasformano in parole. Se ora rileggi la tua storia, che sia un insieme di parole o un grande punto di domanda, puoi vedere oltre, e vederci una possibilità: posso capirla questa storia, accettarla, riscriverla e farla mia se non la sento come tale.
Puoi scegliere di condividere la tua storia con un terapeuta, e io sono qui anche per questo; per accogliere, ascoltare e guidarti a sciogliere quei nodi che si sono palesati tra i fogli del tuo quaderno o tra le note del tuo smartphone.
Qui trovi tutti i miei servizi: DOTT.SSA FANNY BELLIO
Scegli bene le parole che raccontano la tua storia

Come ci raccontiamo, come narriamo le nostre avventure dice molto di noi, come decidiamo di usare le parole nel nostro dialogo interiore può cambiare emozioni e comportamenti; già, perché è quello che ti dici che crea un’emozione, non tanto quello che accade nel mondo!
Se ho un colloquio di lavoro e vado in panico, facendo scena muta non è tanto per il colloquio in sé e per sé, piuttosto per quello che mi sono detta: se lo affronto dicendomi: “Sono una frana e lo scopriranno” probabilmente l’emozione che prenderà spazio sul palcoscenico sarà il panico; se invece lo affronto pensando: “Ho paura ma ci provo” l’emozione sarà paura, ma ad un livello tale da permettermi di affrontare la situazione.
Il potere delle parole è immenso. Tu sai usare parole gentili nei tuoi confronti?
In terapia si lavora su piccoli obiettivi, questi piccoli obiettivi possono comprendere proprio un lavoro mirato sulle nostre narrazioni e sul nostro dialogo interiore.
Che ne dici di provarci insieme?