Sono certa del fatto che spesso ti sei sentita sola anche se in mezzo a mille amici.
Magari ti sei sentita sola tra una chat e l’altra, o nella tua relazione di coppia, e ti sarai chiesta:
“Sono sbagliata?”
“Perché non sono mai contenta?”
“Ho sempre bisogno di qualcosa che nemmeno io ancora so?”
Alla domanda: “Sei felice?” la maggior parte delle persone lega la risposta “No! Mi sento sola!”
Solitudine e infelicità.
Moltitudine e gioia.
Legami ambivalenti di significati.
Dove abbiamo imparato che per essere felici dobbiamo “stare in mezzo”?
Dove abbiamo imparato che lo stare soli è un problema?
Spesso i pazienti in studio riportano i propri vissuti di solitudine, facendo ciò inevitabilmente scendono lacrime.
La tristezza diventa rabbia ed esplode in virus mentali insoverchiabili quali: “Non vado bene”, “Non sono abbastanza”, “La vita degli altri è perfetta, la mia fa schifo”.
Qui si apre una grande ed importante parentesi, la vita sui social.
Sentirsi sola al tempo dei social
La vita sui social è un ingrediente quasi tossico nelle nostre vite, infatti sulle pagine e sui link delle varie piattaforme social prendono scena argomenti che hanno come attori protagonisti hashtag quali:
#sorrisi, #smile, #lovemylife, amori grandi #love #amoreinfinito, amicizie #amichedaunavita #amiciziaquellavera #amichepersempre.
Vogliamo parlare delle prestazioni performanti? #motivation #change #lovemyjob
E BLA, BLA BLA.
La vita sui social è un boomerang, bisogna esserne consapevoli.
Posso condividere un momento di felicità, ma ciò non vuol dire che tutta la mia giornata sia felice, ancor peggio: non vuol dire che tutta la mia vita sia felice.
Sarebbe ed è innaturale, quasi impossibile.
Per quanto io possa essere “fortunata” è molto difficile vivere attimi di euforia adrenalinica ed esplosiva ogni giorno e per tutto il giorno.
Molto più probabile avere una vita “normale”, con “alti e bassi” dove gli alti sono attimi di felicità incorniciati da momenti di normalità.
In questa chiave di lettura consapevole posso incorniciare la maggior parte delle “storie” social che vedo: momenti di felicità non sono il sinonimo di vita felice.
Il confronto sociale: il paragone che ci fa sentire insicuri
Anche non volendo porre l’aspetto dei social in primo piano e non volendo dare tutta questa importanza a questo fenomeno, il fattore “confronto sociale” è quello che maggiormente ci mette in crisi e ci fa dubitare di noi stessi.
Il fattore sociale ci mette in crisi facendoci sentire non adeguati, non capiti e quindi soli.
“Ah, ma io me ne frego del giudizio altrui!”
Ecco questa è una grande illusione cognitiva e trappola mentale, oserei quasi dire che si tratta di un virus mentale.
Non possiamo fregarcene del giudizio altrui, non in modo assolutistico pelomeno; noi nasciamo immersi in un mondo sociale (la diade madre-bambino) e cresciamo immersi nella socialità, da cui impariamo i fondamenti (ndr teoria dell’attaccamento).
Ci specchiamo negli occhi dell’altro (figura di attaccamento) e impariamo a modulare emozioni ed agiti in base alle risposte dell’altro.
In questa chiave capite come spesso ci troviamo “incastrati” nel confronto con l’altro.
Solo per farvi alcuni esempi: la mia migliore amica si sposa, ecco come un evento per cui posso nutrire sincera felicità rischia di mettermi in crisi e di farmi porre la domanda: “E io?”
Ancora: il mio migliore amico diventa padre, anche qui, una notizia allegra e positiva scatena in me quel senso di angoscia e inquietudine che si esplica nell’interrogativo: “E io?” ,“Perché io no?”
“Perché non succede a me?”
“Perche sempre agli altri le cose belle?”
Tutto questo corre veloce sul filo dell’insoddisfazione mia, dell’invidia/ammirazione per l’altro e si conclude con un senso di solitudine che ci schiaccia contro il muro lasciandoci in un pianto irrefrenabile e un senso di vuoto che non sappiamo da che parte prendere e che odiamo spesso dal più profondo delle viscere.
Mi sento sola tra la gente, ma anche in coppia
La solitudine in mezzo alla gente, la solitudine in coppia.
Essere divorati dal senso di vuoto e di…fallimento.
Eh già, perché questo arriva dopo un po’ che dal confronto con gli altri sperimento frustrazione e solitudine, il FALLIMENTO.
Quante volte ti sei sentita così? Molte credo.
E sperimentare il fallimento seppur per un breve istante è un qualcosa che lascia il segno, come un fuoco che non arde vivace ma che è pronto a riaccendersi al minimo segnale.
Quindi? Cosa Faccio? NE PRENDO CONSAPEVOLEZZA E MI ASCOLTO!
Comincio a SENTIRE parole, emozioni e segnali del corpo.
Spesso in questi casi il lavoro parte da me e dai miei VIRUS MENTALI.
Un lavoro che affonda le sue radici nelle semplici domande:
DOVE HO IMPARATO CHE NON SONO ABBASTANZA?
PERCHÉ NON VEDO I MIEI MOMENTI FELICI?
PERCHÉ NON MI SO NUTRIRE DEI MIEI ATTIMI DI TRANQUILLITÀ?
E tu ti sei mai chiesta queste cose? Potremmo trovare insieme le risposte!
Di seguito troverai il video con il focus di questo articolo che ti porterà direttamente al canale YouTube di “Oggi mi sento”: mi raccomando, ricordati di iscriverti al canale e di cliccare sulla campanella in alto a destra per restare sempre aggiornata! Verrai avvisata ogni volta che pubblicheremo nuovi contenuti!