Insieme per i figli: oggi vi racconterò due storie, due storie di donne apparentemente diverse l’una dall’altra ma in realtà incredibilmente simili: due donne forti, combattive, disperate, esauste, tristi, piene di voglia di farcela, di dare una svolta alla loro vita, di fare la scelta giusta.
Due donne accomunate dal fatto di essere mamme, di avere dei figli piccoli e di essere stanche di una relazione con un partner che non sta più in piedi.
Anna e Lucia, due nomi di fantasia, due donne come tante, impantanate in una palude di finzione e mera esteriorità, in una prigione di cristallo che si sta per frantumare in mille pezzi, in una casa apparentemente splendente agli occhi di chi guarda, ma dove le fondamenta stentano a reggere ancora.
Che cosa ha portato queste due donne a tener duro, a volersi dare un’ultima possibilità, a provare e riprovare, a rimandare una decisione probabilmente necessaria da tempo?
A soffocare, a reprimere, a rimuginare, a nascondere le lacrime, a sacrificarsi, a mettersi in secondo piano?
Quali sono i fattori che ci portano a stare insieme per i figli
Sicuramente in primis il fatto di avere dei bambini, la paura di fargli del male, di stravolgergli la vita, di negare loro quella famiglia che nella loro mente pensavano si meritassero e che hanno tentato di salvare in tutti i modi.
Poi sicuramente sono molti altri i fattori che possono impedire ad una donna di chiudere una relazione che non funziona più: le difficoltà economiche, ad esempio.
Quella tanta agognata indipendenza economica mai raggiunta ma sempre sacrificata con l’arrivo dei figli;
Il non saper proprio a livello pratico come fare, dove andare, avendo anche la responsabilità dei bambini;
Come poter sopravvivere alle dinamiche organizzative quotidiane, senza quella spalla che almeno nel concreto era qualcuno su cui si poteva contare!
Anche l’opinione delle persone, il timore di ferire e deludere altri componenti della famiglia, i propri genitori ad esempio, di dar loro pensiero;
La paura di essere il bersaglio del giudizio della gente;
Tutti questi sono freni che arrestano o quanto meno rallentano la possibilità di prendere una decisione.
Macigni insormontabili all’apparenza, montagne impossibili da scalare all’inizio ma che poi un po’ alla volta si sgretolano, si ridimensionano, alla luce dell’urgenza della decisione da prendere che non può più esser rimandata, che ti dà la forza e la determinazione di affrontare tutto.
Come lasciar andare i freni e prendere il controllo della propria vita
E’ stato così per Lucia che dopo anni di sorrisi finti, sofferenza soffocata, una facciata sempre serena ma di circostanza, ha trovato la forza di stravolgere la sua vita e di provare a farcela da sola.
Si è assunta la responsabilità di quello che la sua scelta poteva provocare nella vita di suo figlio, dell’inevitabile sconvolgimento che avrebbe comportato, di quanti cambiamenti ci sarebbero stati.
Lucia però ha scelto di vivere, di pensare per una volta anche a se stessa.
E’ stata dura, durissima!
I sensi di colpa hanno accompagnato ogni suo passo verso l’indipendenza come dei severi giudici moralisti: non le hanno scontato nulla di tutto il dolore e il senso di fallimento che poteva provare.
Ma Lucia, un passo alla volta, ha scelto di svoltare pagina, di ricominciare da zero, di riprendere a vivere nella sua nuova dimensione, concedendosi di poter poco a poco riprendere a guardare suo figlio negli occhi.
Con dignità non doveva più nascondere nulla, finalmente il suo sguardo era sincero, limpido, con atteggiamenti spontanei, veritieri, finalmente era se stessa.
Perché Lucia sapeva dentro al suo cuore che non avrebbe retto di più, che suo figlio non poteva crescere in un castello apparentemente bello ma in realtà finto e privo di solide fondamenta.
Il bene e il male che proviamo, si riflette proprio su chi proteggiamo: i figli
Lucia è arrivata a comprendere come il suo bene avrebbe avuto un riflesso positivo anche in suo figlio, nella loro relazione.
Ha compreso che nel tempo, quella decisione tanto incomprensibile e condannabile, avrebbe trovato un senso anche agli occhi del suo bambino ormai cresciuto.
Lucia ha capito, anzi, lei e il suo ex compagno hanno capito, che non avrebbero smesso di essere madre e padre del loro figlio, se pur con modalità diverse, perché si può continuare ad essere genitori, pur smettendo di essere coppia a livello affettivo.
C’è chi scegli di sopportare e stare insieme per i figli

La storia di Anna è differente.
Anna sceglie di rimanere in quella relazione che per lei è diventata una prigione.
Si impegna a farlo con tutte le sue forze. Lei e il suo compagno sono come due binari paralleli che non si incontrano mai. Lei emotiva, profonda, sentimentale, empatica, lui freddo, concreto, razionale.
Lui funziona nel pratico, nelle necessità che la routine richiede, ma a livello umano, emotivo, di calore, di amore è zero.
Si muovono proprio su due piani diversi.
Per lui così pragmatico le cose vanno bene, lei vorrebbe solo urlare pur di essere vista, compresa, pur di riuscire ad andare un pò più in profondità con quest’uomo sempre fermo così in superficie.
Manca il dialogo, la complicità, l’affetto, tutto quello che distingue una relazione con un semplice convivente da un rapporto sentimentale di coppia. L’arrivo dei bambini non ha fatto altro che accentuare queste differenze, questa impossibilità di comunicare.
Lui sminuisce il suo malessere, non la capisce, pensa di darle tutto, ma questo tutto per lei non è che quell’arida concretezza di una sicurezza economica, di un tetto sotto cui stare, di una famiglia che nel concreto funziona.
Anna si consuma dentro, soffoca, fa finta di niente, subisce, ma non vuole rinunciare ai sorrisi dei suoi bambini.
Essere consapevoli non significa avere la forza di cambiare
Anna sa come sarebbero difficili le cose da sola.
Sa che non ha posto dove andare. Sente di non avere alternative. Sa che ha da poco partorito e non ha le energie per affrontare nulla. Sente che deve reggere per il bene dei suoi bambini, almeno un bel po’ di anni, per garantire loro quell’ideale di famiglia che lei non ha avuto la fortuna di avere e che crede che ogni figlio invece si meriti.
Stringe i denti, pensa a quando rientrerà a lavoro.
Sa che come ha sempre fatto continuerà a cercare altrove quella poca di umanità e calore che necessita, in
una chiacchierata con un’amica, in un pranzo con un parente vicino, trovando conforto con persone che parlino la sua stessa lingua, che siano in grado di comprenderla e darle valore.
Parallelamente lei si nutrirà quotidianamente dei sorrisi dei suoi bambini, delle piccole grandi difficoltà quotidiane dell’esser mamma, si sentirà sicura di aver fatto la scelta più giusta per loro, per il loro bene.
Farà finta di niente, sopporterà. Per il bene dei suoi figli.
Entrambe queste donne di cui vi ho parlato hanno un’enorme forza interiore, perché ci vuole tanto coraggio per scegliere di concludere una relazione e rifarsi una vita, sapendo che quella decisione impatterà in primis su tuo figlio, come ci vuole altrettanto coraggio nello scegliere di rimanere in una relazione che non funziona, senza via d’uscita, resistere, per il bene dei propri figli.
Non esistono scelte condannabili
Nessuna di queste due scelte è condannabile, entrambe sono due esempi di mamma che ama infinitamente i propri figli.
Non c’è una scelta più egoistica di un’altra.
Sono entrambe posizioni che portano con sé paura, dubbi, sofferenza, incertezza, preoccupazioni.
In entrambe c’è sacrificio: sia Anna che Lucia provano senso di colpa, rimpianti, fallimento, delusione.
Queste donne si sono affiancate a me, una professionista che le ha seguite e accompagnate nel loro percorso di consapevolezza, che le ha aiutate ad ascoltarsi nel profondo, che ha raccolto i loro cocci quando sono andate in frantumi.
Mi sono presa cura di loro e le ho aiutate a rimettere insieme i pezzi.
Ho dato loro supporto e sostegno nel cercare di dare loro l’equilibrio, nonostante tutto.
Se anche tu ti ritrovi in Anna o in Lucia, qui troverai qualcuno su cui appoggiarti per iniziare un cammino consapevole.
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