Pessima madre

Tra aspettative e realtà: nel mezzo ci sei tu, mamma!

Autrice: Martina Melis
Articolo

Ottobre 28, 2021


Se pensi alle tue aspettative, sono certa che troverai riscontro nel sentirti una pessima madre.

Mi sembra quasi di leggerti nel pensiero, ora la tua mente torna indietro nel tempo, in particolare a quando hai dato alla luce il tuo primo bambino.

Dopo mesi di aspettative, di pensieri idilliaci, tu e il tuo bambino ideale, i tuoi pensieri si sono finalmente incontrati, o forse dovrei dire SCONTRATI!

Già. Scontrati con la dura realtà di un incontro che è andato diversamente da come pensavi, perché no, non è stato amore a prima vista, qui puoi ammetterlo!

Non hai sentito subito quell’amore cieco e travolgente, quello sfarfallio nel cuore, quell’istinto materno che doveva essere così innato e immediato fin da subito.

Perché era così che doveva essere, era così che ti era stato raccontato, era così che lo avevi immaginato, invece
tutte le tue convinzioni si sono sgretolate e ti sei sentita di essere tu il problema, tu difettosa, tu carente in
qualcosa.

Quando le aspettative lasciano spazio alla vita vera


Hai iniziato a sentirti una madre non all’altezza degli standard che avevi interiorizzato, e questo tuo sentire faceva
rumore nel quotidiano: ogni volta che il tuo piccolo ti faceva passare delle notti terribili e si svegliava
continuamente, ad esempio.

Ti sentivi una pessima madre perché facevi dei brutti pensieri, perché nonostante tu amassi infinitamente la tua creatura, eri dannatamente stanca e sopraffatta.

Ti rimproveravi di non avere tutta la serenità di questo mondo nei confronti della persona più importante della tua vita, e che avevi così tanto desiderato! Per non parlare del fatto che lo avevi aspettato tanto tuo figlio, come poter dunque giustificare quel bisogno di lamentarsi?

Ti sentivi una pessima madre perché eri così fragile, indifesa, attaccabile dai giudizi e dalle miriadi di opinioni e consigli altrui che non riuscivi più a respingere.

Tu, invece, avresti voluto essere forte, sicura, tutta d’un pezzo, inattaccabile perché se non eri in grado di prenderti cura tu del tuo bambino alla perfezione, chi lo doveva fare?

Volevi essere come avevi sempre sognato, una mamma tutto fare, all’altezza delle aspettative altrui, sempre sorridente, multitasking, che sapeva sempre cosa fare o dire, una madre perfetta agli occhi di tutti, e invece spesso desideravi solo poter dormire un paio di ore di fila e liberarti di quel bambino che di notte si trasformava in una creatura urlante senza pietà.


Per non parlare poi dell’allattamento: per te il saper allattare tuo figlio era diventato il metro di giudizio
che ti avrebbe reso o meno una buona madre.

Allattare doveva essere così meraviglioso, istintivo, naturale, quindi doveva essere lo stesso anche per te.

Allattare invece è stato faticoso, duro, doloroso, un peso che per poco sei riuscita a sostenere.

Nella tua mente, però, nutrire artificialmente tuo figlio, privandolo di quell’elisir così perfetto per lui, di quel momento così magico e unico, ti ha resa una madre pessima, una madre di serie B.

Quando crollano le aspettative due cose ci salvano la vita: il tempo e il supporto


Cara mamma, se ti sei riconosciuta nella parole sopra, voglio dirti che ti servirà un pò di supporto, e che dovrai darti tempo, perché è proprio ciò che è successo anche a me!

Ho capito che era necessario prendersi del tempo per creare un rapporto tutto mio con mio figlio: ci saremmo conosciuti e innamorati gradualmente, con pazienza, senza fretta.


Ho capito che allattare non era l’unico gesto d’amore che potevo fare per mio figlio, ma che c’erano
un’infinità di modi per dargli quell’affetto incondizionato, per rispondere al suo bisogno di contatto, di
attaccamento.

Ho trovato nuove modalità per creare momenti nostri unici, intimi, preziosi.
Ho compreso che molti miei pensieri negativi, disfunzionali e che tanto mi rimproveravo, erano legittimi,
normali, umani.

Quei pensieri facevano parte di un’emotività che istintivamente si attivava e che aveva bisogno di
esprimersi, ma che poi non riuscivo a portare nell’azione.

Meno perfezione, più autenticità


Ho capito che dovevo essere perfetta non agli occhi degli altri, ma per il mio bambino e per me stessa.
E poi diciamocelo, questa perfezione è fatta di moltissime sfumature, belle e brutte, di sentimenti veri, puri,
ambivalenti, ma è quello che ci rende autentiche, ed è questa autenticità che i nostri figli amano di noi!

Ho interiorizzato la certezza che il mio sentirmi una pessima madre faccia parte del “pacchetto maternità”, e
che è qualcosa che mi dà stimoli, che mi spinge a migliorarmi ogni giorno di più.

E’ diventato qualcosa che mi sprona, che non mi limita, una parte di me che ho imparato ad accettare, prendendone consapevolezza.


Ho imparato a condividere i miei stati d’animo per sentirmi meno sola e sbagliata, appurando quanto
sentire altre mamme imperfette come me provare le mie stesse sensazioni, fosse una carezza sul cuore, un
alleggerimento enorme per l’anima, un’occasione di risata piacevole e una pacca sulla spalla salvifica.


Ogni giorno di più vedo negli occhi dei miei figli il riflesso del mio lavoro quotidiano di mamma: probabilmente sono la miglior pessima madre che potessero avere, una pessima madre che si mette in gioco, una pessima madre
che sta crescendo insieme a loro, che si guarda allo specchio, fiera delle sue debolezze ma anche della sua
grandissima forza.

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